Questione Aborto negli Usa è allarme per il mondo: dove sono finiti i diritti?

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La sentenza aborto Usa potrebbe costituire una riflessione per il mondo intero. Se ci si ferma per un istante, ci si accorge che stiamo perdendo d’occhio i diritti umani. L’umanità non fa passi avanti. Tra guerra, malattie, una pandemia, si ritorna indietro. La decisione della Corte Suprema Americana ha scatenato nel mondo intero una riflessione duale. Da una parte c’è il sostegno di lobby pro-vita e dall’altra chi sostiene l’uguaglianza di diritti. In questa posizione, dov’è l’Italia?

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Sentenza aborto Usa: tra rivolte e proteste, le donne perdonono diritti

Quando si parla di patriarcato, s’intende il dominio delle leggi dell’uomo bianco –  inteso come eterosessuale – sul resto del mondo. Un mondo fatto di differenze, disuguaglianze. Un mondo che si regge su un paradosso estremo: ognuno è diverso dall’altro e per questo uguale a chiunque. La realtà dei nostri giorni si tiene ferma su un filo più sottile di un capello. Una guerra sul suolo europeo, l’inflazione, la paura di recessione in alcuni stati. Una pandemia che non termina, una divisione tremenda tra paesi ricchi e poveri. Una crisi climatica. In un tale calderone, gli esseri umani, invece di unirsi fra loro, continuano a tracciare un solco di divisione. Di privilegio. L’uomo, inteso come maschio bianco, decide ancora per il resto del mondo.

La sentenza della Corte Suprema ha allertato l’intero pianeta. Da oltre un secolo, ciò che accade negli USA ha ripercussioni in tutto il globo. Basti pensare ai contraccolpi dell’economia dal 2008, per la crisi americana. Negli USA, la scorsa settimana, la Corte Suprema ha cancellato il diritto federale all’aborto. Cosa vuol dire? Significa che da oggi ognuno dei 50 stati può decidere da sé. Entro metà luglio, ognuno di quei stati dovrà prendere posizione. Allo stato attuale Kentucky, Louisiana, South Dakota, Arkansas, Missouri, Oklahoma, Alabama, North Dakota, Utah e Wisconsin sono fortemente contrari al diritto d’aborto. Al diritto di una donna di decidere del proprio corpo, della propria vita.

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Diritto all’aborto, perché una donna non può decidere per sé?

Aborto usaLa questione fondamentale, e se vogliamo morale, dell’aborto è che è decisione della donna decidere cosa fare del proprio corpo. In troppi paesi, in tutto il mondo, tale legittimità è violata. Ci crediamo evoluti e laici, eppure molte decisioni si basano sull’ombra della Bibbia e della Chiesa. Ci crediamo evoluti, empatici, ci diciamo che comprendiamo l’altro, ma non comprendiamo la donna accanto a noi. Negli Usa, oltre alla decisione della Corte Suprema, si è discusso della legittimità delle armi. Possedere una pistola è un diritto inviolabile, ma abortire no. In diversi luoghi del mondo, ciò è risuonato con una voce che allarma. Metà del mondo quasi echeggia nella richiesta di leggi restrittive in tutela della vita. Abbattere il diritto all’aborto. Una forte parte di estrema destra, che in Europa e in Italia ha voluto precisare che la vita è un diritto sacro. Ma la donna? La donna che quella vita deve portarla per 9 mesi nel suo grembo avrà decisione?

Il versante opposto si schiera contro l’oscura volontà di divieto. Perché la nostra società, talvolta, non comprende che vietare è peggio che concedere. Guardando i dati degli aborti, nei Paesi in cui ci sono politiche di tutela il numero di aborti è minore ai Paesi in cui l’aborto è vietato. Non occorre una laurea in matematica, ma buon senso. Libertà. In Italia, la destra di Meloni, non parla di divieto di aborto, ma di prevenzione. Persino la Lega di Salvini tutela il diritto della donna a decidere. Allora come è possibile che una pistola abbia più diritti di una donna? Perché il metallo, ha più valore di un umano? E soprattutto, se sacrifichiamo le donne per un prodotto della terra, perché non tuteliamo la Terra stessa? L’essere umano è un costrutto di controsensi, dove a vincere è sempre il denaro. Una donna non può essere venduta, o almeno non sempre. Un’arma, invece, non conosce tempi di magra.

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Aborto Usa, e il mondo? In che direzione va?

Aborto usaL’Italia viene spesso indicata come retrograda, come obsoleta. Una vecchia dama dai fasti lustri che ormai è prossima al pensionamento. Eppure, la legge 194 è molto più avanzata rispetto ad altre legislazioni di paesi più evoluti. Si vedano i fantomatici USA. Nel nostro Paese, il 22 maggio 1978, la legge garantisce il diritto di aborto, purché entro i 90 giorni dall’inizio della gestazione. Inoltre, il numero di aborti in Italia è inferiore ad altri paesi. Ma il resto del mondo? Aruba, Congo, Curaçao, Repubblica Domenicana, Egitto, El Salvador, Haiti e Honduras. Iraq, Jamaica, Laos e Madagascar. Le’europea Malta, Mauritania, Nicaragua, Filippine. Palau, Senegal, Sierra Leone, Surina. Tonga e Striscia di Gaza. In ognuno di questi Paesi è vietato l’aborto. In ogni forma. Anche se la vita della donna è a rischio.

La scorsa settimana, una donna in Malta rischiava di morire. Si era staccata la placenta. La sua soluzione? Sperare che la bambina morisse. In Brasile, una bambina di 11 anni è stata stuprata, ma non può abortire. In Polonia, le donne ucraine stuprate dai soldati russi e scappate dalla guerra non possono abortire. Parliamo di evoluzione e progresso. Creiamo fondi e bandi per l’innovazione tecnologica. Ma l’uomo? L’essere umano ha già smesso di evolvere. Ricerchiamo la nuova versione di qualcosa che abbiamo, allora perché smettiamo di cercare la migliore forma di noi stessi? La sentenza Usa sull’aborto deve far riflettere. Il quesito è unico: perché, oggi, ci arroghiamo il diritto di decidere che un altro umano ha meno diritti di noi?