Dal Ministero della Salute arriva la conferma. L’alluminio che compone le tipiche vaschette alimentari e la carta stagnola nuocciono alla salute. Anche se le aziende produttrici si attengono alle normative, avvisando su un uso corretto dei prodotti, bisogna porre maggiore attenzione. Seppur in piccola parte, il metallo viene rilasciato negli alimenti.
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Alluminio, il contatto diretto col cibi è tossico


Il Viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, ha confermato la potenziale pericolosità dell’alluminio a contatto con i cibi. Dichiara: “Serve l’aiuto di tutti, perché un utilizzo sbagliato può nuocere alla salute“. L’allarme è stato inoltrato anche alla Commissione Europea affinché questa problematica sia posta nelle riunioni sulla sicurezza alimentare. L’inchiesta colpisce in particolare due prodotti: vaschette per alimenti e carta stagnola. Il pericolo consiste nel rilascio di particelle di alluminio all’interno degli alimenti.
Gli stessi produttori avvisano sull’uso sconsigliato per alcuni casi, ma recenti studi dimostrano che non basta essere attenti. Le analisi effettuate dal dipartimento di chimica dell’Università di Milano hanno dimostrato la migrazione delle particelle di alluminio negli alimenti durante la cottura. A quanto pare però, il fenomeno avviene a prescindere dai fattori di calore e pH del cibo. Ragion per cui, il Ministero lancia l’allarme su questa pratica di conservazione e trasporto degli alimenti.
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Alluminio nel cibo: lo studio del caso
- Il pomodoro delle lasagne preparate in casa, cotte in un recipiente d’alluminio, ha assorbito 0,486 mg/Kg del metallo;
- Nel pesce cotto al cartoccio erano presenti 2.8 mg/Kg di Al.
Altre analisi sono state condotte su circa 40 prodotti preimballati comprati al dettaglio. Queste hanno evidenziato che il 96% degli alimenti contiene alluminio in diversa misura. Le quantità maggiori sono state riscontrate in:
- Pane (1.9 mg/Kg);
- Cioccolato (2.3 mg/Kg);
- Spinaci (5.5 mg/Kg);
- Cereali (6.1 mg/Kg);
- Caffè (11.7 mg/Kg);
- Sugo concentrato (13 mg/Kg);
- Tè (1234 mg/Kg – ovvero oltre 1 grammo ogni chilo).
A questo si aggiunge un’ulteriore problematica: in natura si assume alluminio anche da altre fonti, anche dall’acqua. Pertanto è facile superare la dose massima tollerabile dal nostro organismo.
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Alternative all’uso dell’alluminio
- Per conservare cibi in frigo meglio contenitori di vetro o plastica rigida (PET). Un altro rimedio naturale è avvolgerli in un panno trattato con cera d’api.
- Stesso trattamento per il pranzo al sacco. Panini e snack possono anche essere trasportati in pellicola compostabile o nei nuovissimi contenitori in bambù.
- Infine, per la cottura degli alimenti in forno si consiglia la cottura in pirofile di ceramica che ne esaltano il sapore.