Da quasi due settimane le ottime notizie provenienti da Moderna e Pfizer sull’efficacia dei rispettivi vaccini inizia a far sperare. Nella felicità generale c’è però una voce fuori dal coro, quella del virologo Andrea Crisanti. Medico, accademico e divulgatore scientifico è dubbioso sulla corsa spasmodica delle case farmaceutiche. Nel mirino la produzione in tempi così stretti.
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Andrea Crisanti: “Io non mi fermerei al primo vaccino, ci vogliono dai 5 agli 8 anni”
Dall’annuncio di Pfizer e Moderna di aver trovato il vaccino, è partita la corsa delle istituzioni per la prenotazione. Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha infatti previsto le prime dosi già tra dicembre e gennaio. Il primo giro di somministrazione però non è considerato sicuro dal medico Andrea Crisanti, una delle voci più autorevoli in questi mesi. Andando controcorrente, Crisanti si mostra scettico sul vaccino, soprattutto sui tempi della sua preparazione.
“Normalmente ci vogliono dai 5 agli 8 anni per produrre un vaccino. Per questo, senza dati a disposizione, io non farei il primo vaccino che dovesse arrivare a gennaio. Vorrei essere sicuro che questo vaccino sia stato opportunamente testato e che soddisfi tutti i criteri di sicurezza ed efficacia. Ne ho diritto come cittadino e non sono disposto ad accettare scorciatoie“. Questo è quanto affermato da Crisanti ospite a “Focus Live 2020”, il festival della divulgazione del periodico Focus.
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Andrea Crisanti: contro il primo vaccino ma pro-tamponi
Il procedimento forzato, chiarisce il medico nel suo intervento, non può dare le garanzie che avrebbe un prodotto che segue gli standard tradizionali. “I problemi della fase 1 si riportano nella fase 2 e così anche nella fase 3”. Teoricamente si arriva prima con il vaccino, ma con una sicurezza precaria.
“Se io fossi presidente del consiglio? Creerei una rete di laboratori in Italia capaci di fare centinaia di migliaia di test. Cambierei immuni rendendola più trasparente e di conseguenza più coinvolgente. Creerei una rete capillare per portare i tamponi dove effettivamente servono. Cambierei i rapporti tra Regioni e Governo per quanto riguarda la governance della sanità pubblica”. Una coesione tra Regioni e Governo che superi differenze regionali e potenziamento del tracciamento è, secondo Crisanti, la base per risolvere il problema Covid del nostro paese.