L’emergenza Coronavirus ha cambiato tutti noi, facendoci rivalutare i gesti più genuini e la vita stessa. Quel bene che spesso ci sembra quasi un dono scontato. La pandemia è arrivata e ci ha lanciato un messaggio chiaro: “La vita è la sola cosa che è veramente nostra“. Proprio per questo dobbiamo difenderla e proteggerla, uscendo il meno possibile. Restare a casa infatti è l’unica arma che al momento abbiamo a disposizione per combattere questo virus. C’è però un motivo ancora più profondo per il quale abbiamo deciso di scrivere questo articolo. Oggi vogliamo ricordare Angelo Romano, noto imprenditore pomiglianese, marito e padre esemplare. Angelo ha perso la vita a 53 anni, in seguito al contagio da Coronavirus. Ma chi era davvero Angelo Romano? E soprattutto come sono stati i suoi ultimi momenti? A tutte queste domande ha risposto suo figlio Antonio in un’intervista rilasciata a noi di Informa Press.
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Angelo Romano: intervista a suo figlio Antonio
Ciao Antonio, ci racconti un po’ di tuo padre Angelo?
“Ciao a tutti. Mio padre ha iniziato la sua carriera di geometra alla fine degli anni ’80 lavorando presso uno studio tecnico. Dopo aver acquisito le competenze necessarie ha avviato, nei primi anni ’90, la sua attività nel settore edile, operando in Campania, Molise e Abruzzo. Il suo non era solo un lavoro ma anche la sua passione, ed è proprio per questo che in ogni progetto che realizzava metteva tutto sé stesso. Era sempre in prima linea anche nel sociale, soprattutto nella sua città: Pomigliano d’Arco. Era solito mettersi dalla parte dei più deboli e le ingiustizie proprio non le sopportava. Queste infatti suscitavano in lui delle reazioni alquanto “vulcaniche” che gli fecero guadagnare l’aggettivo di “burbero benefico”, come lo chiamava un amico. Insomma, un pugile dal cuore tenero.”
Angelo Romano: un grande amore per la sua famiglia
Invece che tipo di marito e padre era?
“Mio padre ha sempre messo al centro della sua vita la famiglia. Lui era presente in ogni circostanza e pronto a risolvere ogni nostro problema. Era protettivo e amorevole nei confronti di tutti; autoritario sì, ma allo stesso tempo davvero premuroso. Ci teneva a trasmetterci i valori più profondi della vita: il rispetto verso il prossimo, l’educazione, la lealtà e il buon senso. Il nostro rapporto era uguale a quello che si instaura tra due amici cari, ma in più avevo la consapevolezza di potermi fidare ciecamente mantenendo comunque il gran rispetto che un figlio prova per suo padre. Insomma credo che sia stato il miglior papà che io e mia sorella potessimo desiderare.”
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Angelo Romano: la tragica scoperta
Quando avete capito che tuo padre era affetto da Coronavirus?
“La sera del 10 marzo sono arrivati i primi sintomi: febbre e tosse. Nei giorni successivi abbiamo informato subito il medico di base e il numero verde messo a disposizione. La notte del 14 marzo, dopo uno svenimento improvviso, chiamammo prontamente il 118, che fu un po’ restio a raggiungerci in quanto i sintomi erano lievi e quindi la febbre e lo svenimento potevano essere frutto di altri fattori. Comunicai che mio padre aveva avuto contatti con un caso positivo di Coronavirus. A tal proposito, ci tengo a precisare che mio padre si era messo fin da subito in autoquarantena. Decisi a quel punto di allertare i Carabinieri che a loro volta richiamarono il 118. Ricevuta la chiamata, mi avvertirono che una volta arrivati avrebbero dovuto trasferirlo in ospedale; io acconsentii e circa un paio di ore dopo arrivarono. Una volta a casa, gli misurarono la temperatura mettendoci di fronte al fatto che, se mio padre non fosse stato positivo, avrebbe rischiato di contagiarsi in ospedale. A quel punto abbiamo rinunciato a farlo trasferire.”
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Il trasferimento al Cotugno
“Dopo pochissime ore la situazione ha iniziato a peggiorare: la febbre non scendeva e la tosse diventava più forte, lamentando anche forti problemi respiratori. Il 17 marzo quindi abbiamo richiamato il 118 che ci ha comunicato di sistemarlo sul ballatoio di casa su una sedia. Ricordo che al loro arrivo mio padre riusciva a fatica a respirare, infatti perse conoscenza proprio davanti a noi. È stata l’ultima volta che l’ho visto. Lo hanno ricoverato al Cotugno di Napoli, ma dopo pochi giorni le sue condizioni si sono aggravate. Lo hanno trasferito prima in sala subintensiva e poi in quella intensiva. E poi la storia è andata come tutti sapete.”
E ora voi come state?
“Fisicamente bene. Abbiamo fatto tutti il tampone e siamo risultati tutti negativi, io, mia mamma e mia sorella. Ma ci sembra tutto veramente paradossale. Non abbiamo potuto nemmeno salutarlo per l’ultima volta e questo fa veramente male. Non dimenticherò mai il suo sguardo prima di andare via in ospedale. È stato come se mi avesse detto che da quel momento in poi era tutto nelle mie mani!”
Non dimentichiamo!
Noi della redazione di Informa Press ci abracciamo intorno alla famiglia Romano. Il dolore della perdita di un padre, di un marito e di un amico è difficile e ancor di più in questo periodo di quarantena, dove sembra quasi che la “dignità” del dolore non possa essere rispettata. Noi l’unica cosa che possiamo fare e raccontare le storie di chi non può e non deve essere dimenticato!
Intanto, cari lettori, RESTATE A CASA. Non fatevi tentare dalle belle giornate e dai prossimi ponti. La vostra vita vale più di ogni cosa. Proteggetevi e proteggete i vostri cari!