Il dottor Paolo Antonio Ascierto è stato nominato primo oncologo al mondo nella lotta al melanoma dal sito Expertscape.com. L’eccellenza partenopea – direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto dei tumori Pascale – ha vinto il confronto con 65.000 esperti da tutto il mondo. Con lui anche la sua equipe: i suoi collaboratori, la dottoressa Ester Simeone ed il dottor Antonio Grimaldi, figurano ai primi posti della classifica.
L’analisi di Expertscape – dei ricercatori dell’Università del North Carolina – tiene conto soprattutto delle pubblicazioni dell’ultimo decennio, ponendo l’accento sulla qualità della rivista e sul ruolo dell’autore nell’articolo. Il dottor Ascierto ha raggiunto un Impact Factor e un H-Index – parametri di “misura” delle produzioni scientifiche – rispettivamente di 3500 e 68. Del resto, al Pascale di Napoli negli ultimi 10 anni sono state condotte più di 120 sperimentazioni sul melanoma, con il coinvolgimento di oltre 3500 pazienti.
Abbiamo chiesto proprio al dottor Ascierto il suo parere su quest’importante traguardo, oltre che qualche prezioso consiglio sull’andamento attuale del Covid-19, sul vaccino e sul rientro a scuola. Difatti – seppur non sia strettamente il suo campo d’azione – Ascierto ha apportato un enorme contributo anche nella lotta al Coronavirus.
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Ascierto primo oncologo al mondo: l’intervista
Come si sente ad aver “superato” ben 65.000 esperti in tutto il mondo?
“È sicuramente una classifica che fa piacere. È frutto di anni di lavoro con una squadra che è cresciuta con il tempo, che ha partecipato in prima linea a protocolli di ricerca traslazionali e clinici e che è coinvolta, nella figura di diverse persone, nella redazione di linee guida nazionali e internazionali. Il motivo di maggior orgoglio per me è vedere due dei miei collaboratori, la dottoressa Ester Simeone e il dottor Antonio Grimaldi, menzionati nella suddetta classifica”.
L’Istituto dei tumori Pascale di Napoli è dunque il primo centro internazionale per la lotta al melanoma. Perché il nostro Istituto è considerato un centro d’eccellenza?
“Si tratta di un lavoro di squadra che coinvolge diverse figure professionali. Tra queste: ricercatori, anatomo-patologi, dermatologi, chirurghi, oncologi e radioterapisti. Tutte queste professionalità lavorano quotidianamente nell’intento di migliorare i percorsi di cura. Il costante impegno nel campo della ricerca premia sicuramente questo risultato”.
Cosa direbbe a chi non si fida delle infrastrutture e della sanità del Sud?
“La sanità è con il tempo cambiata e ci sono diverse eccellenze nelle varie strutture ospedaliere del Meridione. Al giorno d’oggi ci sono centri di expertise in vari punti d’Italia. Parlare di Nord e Sud è retaggio di una cultura obsoleta e divisionista che non serve al Paese”.
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Parliamo di Covid-19
“L’utilizzo del tocilizumab non influenza la nomina. Quest’ultima in realtà riguarda il melanoma che è il mio campo di ricerca principale. Con il tocilizumab – nel periodo del Covid – abbiamo messo a disposizione quello che abbiamo imparato con l’immunoterapia, tramite farmaci utilizzati per gestire alcuni degli effetti collaterali dai farmaci immunoterapici stessi”.
Può darci qualche indicazione circa le sue previsioni future sul Covid-19? Dopo la sospensione del vaccino di AstraZeneca, pensa che la strada per arrivare alla soluzione definitiva sia ancora lontana?
“Il virus è ancora pericoloso ed è ancora importante essere prudenti. I sacrifici fatti durante il lockdown sono stati ripagati dal calo dei contagi che abbiamo apprezzato a giugno. Tuttavia, sappiamo però che i numeri sono attualmente in crescente aumento e che il virus può essere pericoloso e purtroppo imprevedibile. Quindi bisogna continuare a prestare attenzione e non sottovalutarlo“.
“I vari vaccini sono ancora nelle fasi iniziali della ricerca clinica. Gli eventi avversi sono all’ordine del giorno nelle sperimentazioni cliniche. Sappiamo che quando accadono bisogna fermarsi e rivalutare il farmaco o il vaccino. Stiamo ancora lavorando sui vaccini e sappiamo che i processi possono essere lunghi”.
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Il rientro a scuola
“Investire sul futuro dei giovani e sulla cultura rappresenta la miglior cosa che possiamo fare. Non dobbiamo avere paura di farlo. Sappiamo che sono state prese delle misure precauzionali. Ciononostante potrebbero verificarsi dei focolai o un aumento dei casi. Quello che dobbiamo fare qualora dovesse succedere è non aver timore di fermarsi, chiudere le scuole se dovessero esserci dei casi e proseguire nel mantenere e mettere in sicurezza i nostri ragazzi. La responsabilità civile di ognuno non deve venire a mancare in questa fase“.