Avvocato muore e lui rimane inutilmente ai domiciliari per due anni: è quello che è accaduto ad un 49enne palermitano, incapace di intendere e volere. L’uomo era in custodia cautelare a causa di un’accusa di stalking. Tuttavia, nel maggio di due anni fa era arrivata l’assoluzione per incapacità di intendere e volere. A causa di alcuni disguidi burocratici, l’imputato non è stato avvisato, né trasferito in una struttura assistita.
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Avvocato muore e lui rimane ai domiciliari: non era stato trasmesso l’ordine di esecuzione del Tribunale
Avvocato muore e lui rimane ai domiciliari: è l’incredibile vicenda accaduta ad un uomo di 49 anni nel palermitano. Due anni fa è stato accusato di stalking e, per questo, è stato posto in custodia cautelare agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Giardinello. Nel mese di maggio 2021, il 49enne è stato scagionato in quanto dichiarato incapace di intendere e di volere. Ma non solo: il giudice aveva disposto per lui una misura di sicurezza per il ricovero presso una struttura assistita.
A causa di una serie di disguidi burocratici, all’uomo non è stato trasmesso l’ordine di esecuzione del Tribunale e non è stato trasferito in alcuna struttura adeguata. Ciò è avvenuto anche a causa della morte del suo avvocato difensore, il cui decesso non è stato comunicato all’imputato stesso. Ciò che è incredibile è che se qualcuno non avesse segnalato la situazione di degrado in cui il 49enne viveva, probabilmente sarebbe ancora rimasto agli arresti domiciliari.
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Avvocato muore e lui rimane ai domiciliari: quanto è importante il ruolo di un difensore durante il processo?
Quest’ultimo è riuscito a ritornare in libertà solo a fine maggio, grazie all’intervento di nuovi legali. Gli stessi stanno valutando di effettuare delle azioni giudiziarie contro il Ministero della Giustizia per poter ottenere un risarcimento dei danni. “Si tratta di una vicenda umana che evidenzia quanto sia importante il ruolo del difensore nel processo. Abbiamo ricostruito l’iter della posizione giuridica del soggetto con la collaborazione delle cancellerie. Il pm ha immediatamente disposto la scarcerazione perché non vi era più alcun titolo che potesse giustificare il regime coercitivo al quale era sottoposto”. Così hanno spiegato i legali dell’uomo.