Bari schiave romene – Una retata in piena regola. Un’indagine ha scoperto un giro di prostituzione e schiavitù nel sud Italia. Questa volta nel barese. Una rete ben organizzata e con un mondo grigio alle spalle pieno di “pezzi grossi”.
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Bari schiave romene: Il quadro macabro
A subire tutto ciò erano cittadine romene. Un sistema rodato, con vertici fuori dall’Italia e una vera e propria base operativa in Italia, a Bari. Risolvere il problema della residenza in Italia delle ragazze: questa era la ragione principale di Francesco Tesoro. Normalmente, ciò avviene tramite contratti regolari di lavoro in Italia. Tesoro, tuttavia, grazie anche qualche avvocato compiacente, riusciva a ottenere i documenti per altre vie.
La rete, che partiva dal “principe” Alin Marius Ceaciru, coinvolgeva non solo Tesoro. Erano molti gli italiani a lucrare su questo meccanismo, tra cui avvocati e medici che formavano unarete di veri e propri mercanti di sesso. Le ragazze venivano fatte prostituire, e in caso di gravidanze indesiderate, gli aborti venivano svolti in ospedale, da medici compiacenti, anche quando legalmente non sarebbe stato più possibile. E quando, invece, le gravidanze erano molto avanti, i bambini venivano dati “in adozione” irregolarmente, cioè venduti.
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Bari schiave romene: Lover boys e le intercettazioni
Nelle intercettazioni, parole drammatiche e tenebrose. A una ragazza trentenne, rimasta incinta, il protettore diceva al telefono: “Fatti portare in ospedale, dì che stai perdendo sangue”. Alle perplessità della donna, lui aggiungeva: “Non ti esce niente, che ti devo dire… Mica ti posso avvelenare. …Prendi altre cinque pillole e aspetta fino a mezzogiorno, se vedi che non fa niente vai all’ospedale… Quella è l’unica soluzione, che ti devo dare i calci nello stomaco?”.
Già attenzionate dalla polizia, le ragazze parlavano coi loro protettori preoccupate. “Sono venuti di nuovo quei disgraziati, mi hanno detto di andare via, altrimenti mi portano loro”. Queste le parole di una giovane al telefono con Ceaciru. Ma lui la rassicura: “Vai a casa e chiama Franco, raccontagli quello che hanno fatto”. Poco dopo, è stato il “principe” a contattare Tesoro: “Vedi che quelli rompono di nuovo, noi dobbiamo fare la residenza, devi chiamare l’avvocato e dire se si può fare di nuovo, perché lei era già andata in Romania”. “Stai tranquillo. Ti ho fatto la carta, ti ho fatto tutto”, la risposta di Tesoro.
Un giro internazionale di prostituzione, insomma, con un’associazione a delinquere di italiani, con riferimenti e agganci all’estero. Italiani aguzzini di donne straniere, in un giro di prostituzione gestito da italiani. Speriamo che l’intervento delle forze dell’ordine abbia posto fine a questo traffico.