Caffè napoletano: la storia di un rito durante il Novecento

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‘A tazzulella ‘e cafèla tazzina di caffè – è fortemente legata alla tradizione napoletana. (Leggi anche: Gioma Bar, connubio perfetto di tradizione culinaria e cultura popolare) Durante il Novecento, il caffè è entrato a pieno titolo nelle abitudini dei partenopei, inaugurando un rito ormai fisiologico della quotidianità e dello stare insieme. Le famiglie e gli amici accoglievano i loro ospiti preparando la cuccumella (la caffettiera napoletana) o la moka. Una gentilezza che accompagnava confidenze e conversazioni di ogni tipo. Il caffè del Novecento, insomma, era un momento di incontro e condivisione. Quest’abitudine è ancora oggi ampiamente diffusa e apprezzata, non solo a Napoli.

Bere il caffè nel ‘900

caffèDurante il Novecento le grandi aziende di caffè non erano molto diffuse. Più popolate erano le piccole torrefazioni, tra via Toledo e i Quartieri Spagnoli. Qui, gestori di bar e casalinghe potevano personalizzare la propria miscela, scegliendo la qualità dei chicchi, il tempo e la temperatura di torrefazione. L’ambientazione era senz’altro suggestiva. I laboratori erano pieni di sacchi di juta, chicchi crudi, macchine tostatrici e macinini. L’aroma intenso riempiva le botteghe e le vie.

I venditori ambulanti di caffè preparavano e servivano la bevanda per le strade della città. In inverno, i clienti chiedevano di correggerlo con l’anice, per riscaldarsi. Da qui il nome “Scarfariello”. Un’altra interessante aggiunta al caffè poteva essere il latte, soprattutto al momento della colazione. Le madri, di solito, lo preparavano per il coniuge e la prole nelle più diverse occasioni.

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Ben presto, si diffuse l’abitudine di bere il caffè espresso. Il clima mite e favorevole della città tentava i clienti, al punto da ridurre i tempi di permanenza nei locali per godersi le belle giornate. L’espresso ha un gusto deciso, si consuma al bar in tempi brevi e più volte al giorno.

Come sono cambiate le abitudini

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La caffettiera napoletana per eccellenza è la cuccumella, in rame o alluminio. Nasce nel 1819 e ha origini francesi. È composta da un serbatoio per la miscela e un altro per l’acqua. Posta sul fuoco, allo sbuffare del vapore la cuccumella va capovolta. Più moderna è la moka, di origini italiane. Fu inventata da Luigi De Ponti e Alfonso Bialetti nel 1933. Consta di un bollitore per l’acqua a pianta ottagonale, un filtro e un bricco per raccogliere il caffè.

I ritmi frenetici, le nuove tecnologie, i mercati, le esigenze dei consumatori influiscono sulle nostre abitudini. Oggi molto frequenti sono le macchinette per caffè in cialde o capsule. Pratiche e veloci, ben si sposano con la realtà del nuovo millennio. I veri cultori del caffè, però, non rinunciano al gusto e al piacere della classica tazzulellae cafè, della muntagnella fatta con la miscela, del dolce tintinnare del cucchiaino contro l’alluminio della moka e del profumo inequivocabile che invade la casa.