Camorra 31 arresti e 25 milioni di euro sequestrati. Questo è il resoconto di un blitz che la Polizia di Stato insieme alla Guardia di Finanza ha svolto nelle prime ore di questa mattina. Si tratta, quindi, di un vero e proprio duro colpo inferto al clan Amato-Pagano. Le varie ordinanze cautelari emesse si collocano dopo le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia e sono ricadute su 31 persone. Di queste 22 si trovano in carcere e altre 9 sono agli arresti domiciliari.
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Camorra 31 arresti e 25 milioni sequestrati: il duro colpo alla Camorra
Il blitz è iniziato nella piena mattinata e ha visto il lavoro congiunto della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza. Quest’ultime sono riuscite ad infliggere un duro colpo al clan Amato-Pagano di Scampia. Trentuno persone, accusate di appartenere o di aver favorito il clan, sono state raggiunte da una misura cautelare, dopo le indagini condotte coordinatamente alla Direzione Distrettuale Antimafia. I reati che vengono contestati agli indagati sono di diversa natura e, secondo quanto riportano le agenzie di stampa, sono:
- Associazione per delinque di stampo mafioso;
- Estorsione;
- Intestazione fittizia di beni;
- Traffico di stupefacenti, aggravati dal metodo mafioso.
Oltre alle misure di cui si è già ampiamente parlato, le autorità competenti hanno provveduto a sequestrare beni immobili, società e denaro contante. Secondo una stima iniziale il valore dei beni posti sotto confisca si aggirerebbe intorno ai venticinque milioni di euro. Pare, inoltre, che queste proprietà siano situate su buona parte del territorio nazionale, dato che si trovano in Campania, Molise ed Emilia-Romagna.
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Camorra 31 arresti: la particolare forma d’estorsione
Non solo droga.
Sempre come si apprende da agenzie di stampa, gli indagati sarebbero coinvolti anche in una «massiccia attività estorsiva». Vittime di questo sistema erano in particolare operatori commerciali del Comune di Melito. Come avveniva l’estorsione? Gli investigatori hanno scoperto che c’era una particolare forma di estorsione che si aggiungeva a quella ‘canonica’ delle rate annuali. I commercianti ricevevano da parte di una apposita ditta la fattura di un ipotetico acquisto con l’importo della somma estorta. In questo modo, si pensa, le vittime avrebbero potuto dedurre il pagamento della stessa dalle tasse, rendendo l’estorsione ‘più accettabile’.