Contro il cancro al seno l’Aifa – Agenzia Italiana del Farmaco – ha confermato la disponibilità e la rimborsabilità in Italia di un nuovo farmaco altamente funzionale. Questa particolare combinazione di principi attivi – Abemaciclib e Fulvestrant – risparmierebbe alle donne la chemioterapia, riuscendo comunque a contrastare efficacemente la forma più diffusa di cancro al seno metastatico. L’utilizzo dell’inibitore permetterebbe di ridurre la progressione della malattia, o la morte, nel 46% delle donne.
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Cancro al seno: la nuova terapia
La terapia si dimostra utile per le donne colpite da cancro al seno in stato avanzato o con metastasi. La svolta si è avuta quando l’Aifa, il 12 dicembre 2020, ha approvato l’uso del principio attivo Abemaciclib – il cui nome commerciale è Verzenius, prodotto dalla casa farmaceutica Eli Lilly – e ne ha confermato la disponibilità per il mercato italiano.
Si tratta nello specifico di una combinazione tra una terapia a bersaglio molecolare e una terapia ormonale, ma vediamole nel dettaglio:
- Abemaciclib è un inibitore selettivo delle chinasi ciclina-dipendenti (CDK4/6). Diversi studi clinici hanno comprovato la sua efficacia nel contrastare la proliferazione incontrollata delle cellule cancerose.
- Fulvestrant è invece un inibitore delle aromatasi non steroideo (NSAI; anastrozolo o letrozolo). Questo principio attivo inibisce la produzione – fuori dalle ovaie – di ormoni femminili che stimolano la crescita delle cellule tumorali.
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Studi clinici a confronto
Un altro importante contributo proviene dal team di ricerca internazionale – pubblicato su Lancet Oncology – guidato dai ricercatori italiani della Divisione di Oncologia Clinica presso l’Università di Napoli Federico II e dell’Università di Trieste, in stretta collaborazione con altri istituti italiani e internazionali. Il team ha condotto un’approfondita analisi statistica di 140 studi complessivi pubblicati tra il 2000 e il 2017. Sono più di 50.000 le pazienti coinvolte. Dai risultati è emerso che, rispetto alla chemioterapia, le nuove terapie ormonali, combinate con quelle a bersaglio molecolare, non solo sono molto efficaci ma anche molto più tollerabili.