Chiuso canile-lager: cani prima storditi e poi macellati per un ristorante

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Cani mangiati Corea Sud

Cani mangiati Corea Sud – Giunge una buona notizia dalla Corea del Sud; un centro che allevava cani per destinarli alla macellazione per il consumo umano è stato definitivamente chiuso. Questo risultato è stato raggiunto grazie all’impegno di diverse associazioni animaliste – come Human Society International Corea e LIFE – che sono riuscite a trovare un accordo con il proprietario dell’allevamento. L’intervento di queste associazioni ha portato al salvataggio di 60 adulti e cuccioli di razza Jindo.

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Cani mangiati Corea Sud: prima li stordiva e poi li macellava 

Cani mangiati Corea SudÈ stato attivo per venti anni. Per venti anni l’allevamento di Kim – il nome del proprietario – ha fornito la carne a un ristorante della zona. Locale che, tra le altre cose, è anch’esso di proprietà del 66enne. La decisione di chiudere questo allevamento lager è sopraggiunta solo dopo diverse denunce fatte dai vicini che hanno ascoltato i guaiti di terrore degli animali.
I cani, infatti, venivano prima storditi con una scarica elettrica e poi macellati. Tuttavia, nonostante questa pratica sia diffusa e ancora ampiamente autorizzata, le autorità sudcoreane hanno scoperto che l’uomo violava diversi protocolli sulla protezione animali. I poveri animali erano rinchiusi in delle piccole gabbie ed erano nutriti poco e male con gli scarti dei ristoranti. Inoltre, era praticamente nulla l’assistenza sanitaria che veniva fornita ai cani.

Come scrive Fanpage.it, un dirigente dell’HSI, mentre effettuava il sopralluogo nell’allevamento, ha fatto una macabra scoperta: una grande pila di collari, tutti appartenuti agli esemplari uccisi. Il dirigente ha così commentato la scena:
Ho pianto quando ho visto l’area di uccisione dove so che i cani venivano uccisi uno di fronte all’altro. C’era una grande pila di collari dove sono stati fulminati”.

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Accordo raggiunto con HSI e LIFE: l’allevamento non riaprirà più

animali abbandonati, Cani mangiati Corea SudLa posizione del proprietario dell’allevamento si sta ancor più aggravando; pare, infatti, che alcuni dei cani detenuti in questo centro fossero di razza Jindo. Quest’ultima è una razza che in Corea del Sud viene considerata monumento naturale, pertanto, si pensa, che l’uomo sia destinatario di una multa salatissima. Kim, dopo aver scontato la pena che gli è stata comminata, avrebbe potuto riprendere con il proprio allevamento. Tuttavia, questa eventualità non ci sarà. Pare che l’uomo abbia raggiunto un accordo con HSI Corea e LIFE, due associazioni animaliste, per chiudere definitivamente la sua attività. Il 66enne si è anche impegnato a togliere dal menù del proprio ristorante la carne di cane e a non reintrodurla più.

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