Cannabis legale, ennesimo ostacolo: il Parlamento vuole bloccare la legge

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Cannabis legale: c’è l’ennesimo rinvio. La storia della legalizzazione della coltivazione della cannabis in Italia è ancora travagliata. Nella lotta per i diritti civili, torna insistente la voce di chi ha voluto e vuole degli spiragli. Ma il Parlamento sceglie di non intervenire. Ancora una volta.

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Cannabis legale: la situazione italiana

Cannabis legaleIl 2021 è stato un anno “caldo” sul nodo cannabis. Molti documenti sono infatti usciti, oltre a delle pronunce giurisprudenziali di una certa rilevanza. Una su tutte ha sconvolto l’opinione pubblica più proibizionista. Per la Cassazione infatti non è reato la coltivazione di un quantitativo di piante per uso personale. L’opinione pubblica si è indignata, con Meloni e Salvini che parlavano di giudici che vogliono tutti gli italiani drogati.

Presero la palla al balzo, invece, diversi attivisti. La Federazione dei Giovani Socialisti, che chiede la liberalizzazione e regolamentazione dal 1981, esultò. Matteo Mainardi, radicale dell’associazione Luca Coscioni, insieme a Enrico Pedrelli, segretario dei giovani socialisti, Marco Martinelli, divulgatore scientifico nonché biotecnologo ricercatore scientifico della Sant’Anna di Pisa, e molti altri, si è attivato per raccogliere le firme.

La legalizzazione ha più di un senso. Solo in Italia le associazioni mafiose lucrano in cannabis per circa 23 miliardi l’anno. Una de-criminalizzazione della coltivazione riduce sensibilmente i guadagni delle mafie. Ai fini industriali, soprattutto, genera occupazione. Tutti i prodotti che necessitano di canapa, infatti, vedono l’Italia spendere miliardi in import. Tessile, cosmesi, edilizia, industria alimentare e molti altri. Questo perché in Italia la pianta non si può coltivare al di fuori di laboratori di ricerca scientifica e dell’industria farmaceutica. Rendere non più illegale la pianta porterebbe invece occupazione e produzione, riducendo le spese di importazione.

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Cannabis legale: Il referendum (non) sabotato e il disegno di legge rinviato (ancora)

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Dalla pagina Facebook ufficiale di Antonella Soldo

L’obiettivo del referendum Cannabis Legale era chiaro: intervenire sull’ordinamento abrogando le norme che punivano la coltivazione della cannabis. Centinaia di migliaia le firme raccolte in appena un mese. In una settimana si era già superata la soglia fatidica dei 500.000 sottoscrittori. Tutto ciò malgrado il sabotaggio dell’hashtag #megliolegale da Twitter, Instagram e Facebook. L’hashtag era stato infatti “oscurato” dalle piattaforme dall’inizio della raccolta firme fino alla pronuncia della Corte Costituzionale.

Per la Corte Costituzionale il referendum non andava bene. Il quesito era rischioso. Secondo i giudici, il quesito rischiava, ora come anni fa, di rendere lecita la coltivazione non della cannabis ma di altre piante. Piante, tuttavia, da cui è necessario un processo di estrazione, elaborazione e raffinazione delle sostanze, per essere fruibili, che rimaneva comunque reato.

La “scialuppa” arriva dal Parlamento: un disegno di legge sul quale persino il PD si era impegnato, per legalizzare e regolamentare la coltivazione casalinga della cannabis. Il ddl Magi-Locatini, però, si è nuovamente arenato. Il presidente della commissione giustizia alla Camera, che si era impegnato a portare in aula il testo dopo la discussione degli emendamenti, ha rinviato per l’ennesima volta la riunione per la discussione degli emendamenti. A denunciarlo, tra ieri pomeriggio e stamattina, sia il comitato “Meglio legale” che la Federazione dei Giovani Socialisti. Entrambe le compagini si dicono pronte a manifestazioni di piazza per chiedere l’approvazione della legge sulla cannabis domestica.

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