Le associazioni a tutela della famiglia lanciano la Carta Pro Vita. Tra i firmatari i leader dei partiti di destra: Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Nella Carta vi si legge una chiara avversione all’aborto, all’eutanasia, alla cannabis legalizzata e alla libertà gender. Molti dei punti sono condivisi dai programmi della destra e l’aspettativa di Pro Vita è che vengano fatte delle manovre a tal proposito.
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Meloni, Salvini e Berlusconi firmano la Carta Pro Vita
Lo scorso 16 settembre 2022, i portavoce dei Pro Vita, Massimo Gandolfini e Jacopo Coghe, hanno presentato la Carta dei Principi. Tale documento è stato redatto da Pro Vita e Famiglia, in vista delle elezioni del 25 settembre. La Carta Pro Vita nasce per tutelare l’obiezione di coscienza, la famiglia normata – intesa uomo donna cis ed eterosessuale -, l’educazione dei bambini e la natalità. Pertanto, si schiera contro l’aborto, eutanasia, legalizzazione della cannabis e libertà e diritti gender e LGBTQI+. Il documento è stato presentato in conferenza stampa, alla presenza di Simone Pillon per la Lega; Maurizio Gasparri per Forza Italia; Maria Rachele Ruiu e Paolo Inselvini per Fratelli d’Italia.
Ciò che allarma che i leader di destra compaiono tra i firmatari di tale Carta. Salvini e Meloni hanno aderito tramite piattaforma valoriale; mentre, Berlusconi ha fatto pervenire un impegno firmato.
La Carta dei Principi si chiude con una chiamata alle azioni. “Ci appelliamo inoltre ai leader di partito affinché, si impegnino a contrastare ogni tipo di progetto di legge volto a: legalizzare l’uso e la coltivazione della cannabis introdurre il concetto e il reato di omotransfobia; legalizzare l’eutanasia o la morte volontaria medicalmente assistita; legalizzare la pratica disumana dell’utero in affitto; legalizzare l’adozioni di minori a single o coppie di persone dello stesso sesso, intervenendo dove opportuno sulla normativa vigente per evitare che tale deriva sia operata abusivamente in sede giudiziaria“.
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Carta Pro Vita contro i diritti civili: no ad aborto, eutanasia, cannabis e libertà gender
La Carta dei Principi ha come obiettivo quello di incentivare i partiti a tutelare quello che, secondo i movimenti Pro Vita, è inteso come tutela della vita e della famiglia. Concetti di vita e famiglia ormai arcaici, dove la difesa è garantita solo per un unico modello. L’aborto viene descritto come “soppressione di una vita umana inerme e innocente”. La libertà di identità è da combattere strenuamente. Deve essere impedita “colonizzazione ideologica del gender e contrastare le attività che promuovono la fluidità di genere o dell’identità sessuale”. Non solo, è da combattere il reato di omotransfobia, l’eutanasia, la gravidanza surrogata, adozioni per single o per coppie dello stesso sesso. Ancora, la legalizzazione della cannabis e l’utilizzo di carriera alias; ossia, la possibilità, per studenti transgender di cambiare nome a scuola, lavoro, università.
Giorgia Meloni, insieme a Rachele Mussolini – nipote dello storico Benito -, ha proposto l’istituzione di una Giornata Nazionale della Vita Nascente, in consiglio comunale a Roma. Una giornata, il 25 marzo, per tutelare la vita. Ma cosa intendiamo per vita? Perché, ancora una volta si sottolineano soltanto alcune sfumature? La gravità di questo documento, e la sottoscrizione dei leader di destra, è ciò che alimenta la paura delle minoranze. Il 28 settembre scorso, nella giornata dell’aborto libero, migliaia di manifestanti hanno già iniziato a protestare per il futuro che ci attende. Dunque, quale saranno i prossimi passi? Anni di lotta e protesta vengono ancora ignorati, così come i diritti di chi non è considerato “normale”. La Carta promuove una rivoluzione alla normalità, ma è questa la normalità?