Clima attivisti nel mirino di FdI, pronto un ddl: dalle multe al carcere

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Clima attivisti accerchiati da FdI: presto un ddl contro chi imbratta beni culturali

Tra l’azione degli attivisti per il clima e l’azione del Governo, dei governi, per cambiare le cose c’è un limbo bizzarro e paradossale. Da una parte ci sono gli attivisti, tra i quali Ultima Generazione, che promuovono un’azione di sensibilizzazione ai danni che l’uomo sta arrecando al clima. Dall’altro, il Governo, le procure, la politica, che volgono lo sguardo sull’azione perpetuata e non sul messaggio. Dopo gli ultimi due episodi, la vernice sulla facciata di Palazzo Vecchio, a Firenze, e il versamento di vernice scusa nella fontana Barcaccia, a Roma, il Governo ha deciso di promuovere un ddl ad hoc. La proposta arriva dalla Lega, ma viene firmata da Fratelli d’Italia. La prima firma porta il nome del senatore Marco Lisei.

Il ddl non è ancora concluso, ma prevede due direzioni. Reclusione in carcere, da sei mesi a tre anni. Daspo urbano, ovvero un divieto ad avvicinarsi agli edifici tutelati, per una distanza di almeno dieci metri. Una misura, questa, della durata da sei mesi a un anno e con multe da 500 a 1.000 €. L’intento, spiega il senatore, è di “estendere il reato previsto dall’articolo 635 del codice penale sul danneggiamento, che ora è difficilmente applicabile a chi deturpa o imbratta un bene nel caso in cui il danno non sia in linea teorica permanente”. Non manca la risposta degli ambientalisti. “Siamo molto sorpresi nel vedere una maggioranza che invece di occuparsi della crisi climatica è sempre più attiva nel promuovere leggi ad hoc per punire azioni non violente messe in campo da persone preoccupate per il futuro di tutti”. Afferma Simone Fiacchi, portavoce di Ultima Generazione.

“Esiste già il reato di danneggiamento, che ci è stato anche contestato come ipotesi di reato per le nostre azioni: ma probabilmente questo reato non può essere perseguito in tribunale proprio perché il danneggiamento non c’è mai stato. Per questo si punta a punire l’imbrattamento, ma questo rischia di portare a una interpretazione arbitraria della legge. È una cosa molto pericolosa. Il disegno di legge non ci ferma e non ci spaventa. Siamo pronti a qualsiasi rischio legale e anche ad andare in carcere”.

Clima attivisti inascoltati? Per l’stat aumentano le morti a causa del cambiamento climatico

A dare man forte agli attivisti, c’è una denuncia che arriva dall’Istat. “I cambiamenti climatici stanno assumendo rilevanza crescente anche sul piano della sopravvivenza in Italia”. Un’affermazione che si evince dagli indicatori demografici del 2022. Tra dicembre e gennaio, per il freddo, e tra luglio e agosto, per il caldo, sono stati registrati 265mila decessi. Oltre il 40% dei quali sono dovuti alle condizioni climatiche. L’estremo e irregolare caldo, la siccità, il freddo anomalo. Insomma, le diverse anomalie climatiche hanno inciso sulla popolazione più fragile e anziana. A pagarne lo scotto soprattutto le donne.

I decessi in età maggiore, 70 anni per l’80,7% degli uomini e 90% per le donne, aumentano di anno in anno. Tolto il 2020, segnato soprattutto per l’impatto della pandemia, il 2022 registra tassi di mortalità molto elevati, rispetto ad altre annualità: 2015 e 2017. I casi di decessi ambientali maggiori si erano rilevati nel 2003, anno di particolari variazioni climatiche di natura anomala.

Clima attivisti urlano al disastro e dall’Europa arriva la risposta: reato di Ecocidio

L’Europa non manca la sua chiamata e nei crimini ambientali viene aggiungo l’ecocidio. L’essere umano fatica a comprendere di essere parte dell’ecosistema e non essere esso stesso l’ecosistema. Le azioni perpetuate a danno dell’ambiente e del clima si ripercuotono su chiunque. Su sé stessi, sugli altri e su qualsiasi elemento che costituisce l’equilibrio dell’ecosistema. Le azioni egoistiche, avide, ingorde, per altro indifferenti dei criminali ambientali, delle aziende, dei governi, impattano gravemente sulla salute del Pianeta. Causa, oggi, della crisi ambientale non più ignorabile. La proposta arriva da Marie Toussaint, eurodeputata francese dei Verdi/ALE. La proposta è stata approvata all’unanimità dall’aula di Strasburgo, ora attende l’esame dei Ventisette. In caso affermativo, tutti i paesi UE dovranno inserire l’ecocidio nei rispettivi ordinamenti nazionali.

“Quando un reato ambientale provoca danni gravi e diffusi, o gravi e di lunga durata, o gravi e irreversibili alla qualità dell’aria, alla qualità del suolo o alla qualità delle acque, o alla biodiversità, ai servizi e alle funzioni degli ecosistemi, o agli animali o alle piante, tale reato dovrebbe essere considerato un reato di particolare gravità, e come tale sanzionato in conformità con gli ordinamenti giuridici degli Stati membri, in materia di ecocidio, per il quale le Nazioni Unite stanno attualmente lavorando a una definizione internazionale ufficiale”. Questa la definizione della Commissione europea. I paesi europei costituiscono circa il 40% degli stati firmatari della Corte penale internazionale. Istituire l’ecocidio sarebbe un forte segnale per l’intero pianeta.