Contagio Covid distanza – Una scoperta coreana cambia le carte in tavola: contro il Covid, 2 metri di distanza al chiuso non bastano. I colpevoli sono i droplet, le goccioline che rimangono sospese in aria molto più tempo del solito. Secondo gli studiosi, è necessario rivedere i parametri alla base delle misure restrittive. Dallo studio, infatti, è risultato che è possibile contagiarsi anche a 6 metri di distanza ed entro 5 minuti dall’esposizione.
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Contagio nei luoghi chiusi: l’importanza dei due metri di distanza
Nell’ultimo periodo, tuttavia, uno studio coreano ha rimesso totalmente in discussione questo parametro. La ricerca ha affermato, con evidenze scientifiche, che i soli 2 metri di distanza e i 15 minuti di esposizione non bastano per evitare il contagio.
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Contagio Covid distanza: lo studio della Corea del Sud
In base ai dati raccolti, insieme al suo team, è stato in grado di ricreare il clima del ristorante in laboratorio. L’indagine è stata possibile grazie alle interviste ai clienti del ristorante, alle immagini delle telecamere a circuito chiuso e ai tracciamenti delle posizioni degli smartphone.
Nel ristorante di Jeonju sono stati identificati 3 casi di positività. Grazie all’anemometro, tra l’infettore e l’infezione il flusso dell’aria era a 1,2 metri al secondo. Tra l’infettore e l’infettato, in un luogo con aria condizionata, c’erano ben 6 metri di distanza e soli 5 minuti di esposizione.
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Contagio Covid distanza: i 2 metri non bastano più
I risultati sono stati pubblicati sul Journal of Korean Medical Science. Da qui, è partita la richiesta di abolire il parametro standard dei soli 2 metri di distanza nei luoghi chiusi. Gli esperti coreani hanno individuato come distanza ottimale quella pari a 6,5 metri. L’esposizione, inoltre, non deve essere più lunga di 5 minuti.
Lo studio è stato possibile grazie a un accurato sistema di tracciamento contatti. Seppur definito come un metodo eccessivo e violatore della privacy, ha permesso di conoscere meglio le dinamiche del contagio.