Febbre, tosse persistente, fiato corto e sensazione di non riuscire a riempire i polmoni: sono solo alcuni dei sintomi da infezione da Coronavirus. Il calvario, dall’esordio della malattia fino alla guarigione, può variare da persona a persona. Tuttavia, il nostro corpo viene sottoposto a uno stress non indifferente, soprattutto per il nostro sistema respiratorio e cardiocircolatorio.
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Coronavirus, un “mostro invisibile”: l’esordio silenzioso
“È un mostro invisibile. Non lo percepisci quando ti ammali”. È cominciato così il racconto di Mauro Vigentini, trentottenne della provincia di Bergamo, in un’intervista a “La Stampa”.
Nel momento in cui il Coronavirus inizia a insinuarsi nel corpo umano, non si avvertono più i sapori e gli odori. Interviene anche un forte senso d’inappetenza che, per molto tempo, non ci permette di percepire la fame. In seguito, sopraggiunge la difficoltà respiratoria.
Di solito, sono queste le avvisaglie che spingono un paziente a rivolgersi al medico di base che, dopo un’accurata anamnesi, prescrive il tampone. In caso di positività, il decorso può differire da persona a persona, in base alle risposte immunitarie dell’organismo colpito.
Chi comincia ad accusare difficoltà respiratorie di una certa gravità viene ricoverato in ospedale. Di solito, in queste circostanze, la temperatura sale e la tosse è molto forte. Quest’ultima, “non era superficiale, ma era molto profonda. Per farla, bisognava togliere l’ossigeno”, ha affermato Mauro Vigentini.
Si avverte la sensazione di essere rinchiusi in una stanza senza ossigeno, data la mancanza di fiato. Anche i muscoli s’indeboliscono a causa dei problemi respiratori. Si tende a perdere lucidità e coordinazione dei movimenti e la pressione sanguigna aumenta.
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Il viaggio verso la guarigione
Nella fase di ripresa, i medici e gli infermieri invitano il paziente ad abbandonare la posizione supina per poter stare seduto. In questo modo, si riacquista più velocemente e in maniera appropriata la capacità polmonare.
Di pari passo, le erogazioni di ossigeno diminuiscono sia in frequenza che in portata per permettere all’organismo di riabituarsi ai propri standard.
Clinicamente parlando, un paziente ricoverato può dirsi “guarito” nel momento in cui non presenta più i sintomi associati alla malattia da Coronavirus. Il processo di guarigione è compreso tra una e tre settimane, a seconda della gravità. La certezza della liberazione dal virus, tuttavia, arriva solamente dopo due tamponi negativi, fatti l’uno a distanza di 24 ore dall’altro.
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Il Coronavirus colpisce anche la psiche
Per questo motivo, per ogni ospedalizzato, si rende assolutamente necessario un supporto per la riabilitazione psicologica post-ricovero.