Covid 19: a Pechino è scattata l’ora dei tamponi anali per i più vulnerabili

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Fonte: larc.it

Covid tamponi anali Cina? A Pechino una nuova frontiera del dolore. Come ha riferito la China Central Television infatti, sono stati utilizzati i primi tamponi anali per testare i soggetti considerati più vulnerabili. Lo ha riferito all’emittente televisiva statale il dottor Li Tongzeng, medico che opera nella capitale. Il virus, infatti, vivrebbe più a lungo nella cavità anale piuttosto che nel canale respiratorio. Questa tipologia di tampone, permetterebbe di ottenere risultati più affidabili in relazione alla tracciabilità delle persone infette.

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Tampone anale, una tecnica per tutti?

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Trattandosi di una tecnica piuttosto invasiva e dolorosa, verrà utilizzata solo in casi particolari e non su larga scala. I primi a “beneficiare” di tale nuova tipologia di tampone sono stati i residenti di un quartiere di Pechino in cui erano presenti casi conclamati di positivi al Coronavirus.

Oltre alla capitale e alla città di Shangai, nell’ultimo periodo si sono riscontrati diversi piccoli focolai nel nord del Paese. Ecco perché le autorità hanno pensato di pianificare test massivi complementari a quelli utilizzati sino a ora. Non solo più tamponi faringei e nasali, quindi, per combattere il contagio.

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Pechino, come si sta muovendo l’autorità cinese?

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Con l’incremento numerico dei positivi al virus nel mondo, la Cina ha reso ancora più stringenti e severe le misure di sicurezza per le persone provenienti dall’estero. Il tutto, con l’obiettivo di ridurre e rendere prossima allo zero la trasmissione interna del Coronavirus.

A Pechino, per esempio, oltre alle due settimane di quarantena nei Covid Hotel, sono previste ulteriori due settimane di isolamento. In totale, quindi, sono 30 i giorni nei quali non si possono avere contatti diretti con altre persone.

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Pechino, un lento ritorno alla normalità?

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Misure ferree che, in un Paese dove l’obbedienza all’autorità è un obbligo, stanno permettendo un ritorno graduale alla “normalità”. Il resto del mondo guarda all’Oriente con speranza e trepidazione, ben sapendo però che la parola “libertà”, altrove, ha un significato diverso.