Covid variante omicron – Il covid non si ferma. Nelle ultime settimane i contagi sono tornati a crescere, complici le nuove varianti del virus. Anche se la fase di emergenza sanitaria è “finita”, si moltiplicano i focolai. Preoccupazioni da parte delle istituzioni. Siamo davanti a una nuova ondata?
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Covid variante Omicron 2: nuovo boom di casi
Dopo la stabilizzazione della curva pandemica, e con le vaccinazioni a buon punto, il governo ha ritenuto di far terminare lo stato d’emergenza. Tuttavia, dopo la metà di marzo la curva dei contagi ha ricominciato a crescere, Complici gli allentamenti delle precauzioni e l’aumento dei contatti tra persone.
Nelle ultime due settimane quasi un milione di nuovi casi solo in Italia.
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Covid variante omicron 2: la preoccupazione sulla nuova ondata
Già arrivate in Italia, le nuove varianti hanno dimostrato tutta la loro “prepotenza”: molti già contagiati e guariti hanno subito recidive. Molti, dopo la negativizzazione, i casi di sindrome da long-covid.
A risultare molto più colpiti dalla nuova variante sono donne e giovani. La diffusione, secondo i primi dati, è maggiore tra gli under 50; nello specifico a essere colpita è la fascia d’età tra i 14 e i 35 anni. Le rilevazioni di questi nuovi casi riguardano, in special modo, donne, sanitari e studenti.
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Covid variante omicron 2: ecco quello che sappiamo
Mezzi di trasporto, strutture sanitarie e luoghi di lavoro sono i maggiori centri di contagio. Veri e propri ricettacoli per il virus, soprattutto per questa nuova variante. Pare infatti che il virus mutato si disperda meno nell’aria, rimanendo maggiormente sulle superfici.
Rinorrea, mal di gola, mal di testa persistente, stato febbrile e malessere diffuso sono i sintomi più comuni della nuova variante omicron. Anche inappetenza, forte tosse, nausea, diarrea e dolori muscolari sembrano ricorrenti. Presente, in alcuni casi, anche la riduzione del fiato, con la saturazione che tende a scendere e rimanere bassa, fino a casi, rari, di svenimento. Questi sintomi tendono a essere condivisi con altre patologie per ora in forte circolazione: influenza “classica”, faringiti allergiche e influenza intestinale.
Se tuttavia l’incidenza dei contagi è alta, e risulta preoccupante anche la portata delle reinfezioni, la mortalità risulta ancora in calo. Sempre dai dati dell’Istituto Superiore della Sanità, il tasso di mortalità di chi è vaccinato è fino a dieci volte inferiore di chi non è vaccinato. Al contrario, i non vaccinati continuano ad affollare le terapie intensive. Mediamente, la negativizzazione dal virus, con adeguate terapie e sufficiente risposta immunitaria, può avvenire tra cinque e quattordici giorni dalla comparsa dei sintomi.
Restano da capire le intenzioni dell’esecutivo. Ci saranno delle contromisure? O l’intenzione è quella di lasciare circolare il virus tra i vaccinati per aumentare l’efficacia del cosiddetto effetto gregge?