In Italia abbiamo un problema: i morti

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Cremazione Italia – In Italia abbiamo un problema: non si sa più come morire senza recar danno all’ambiente. Che i cimiteri siano sovraffollati e costituiscano un problema soprattutto per il consumo del suolo, non è una novità. Ma adesso anche la pratica della cremazione, che in Italia copre ormai 1/3 delle procedure mortuarie, presenta un problema: inquina tantissimo. E allora cosa bisogna fare? Andiamo a fare un breve viaggio in questo mondo da brividi ma con cui tutti prima o poi dobbiamo avere a che fare.

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Cremazione Italia: le ultime notizie

pensioni anziani vecchi panchina paesaggio pensione casalingheLa cremazione dei defunti è una pratica funeraria nota sin dall’antichità, ma che negli ultimi anni ha conosciuto nuovo vigore e slancio, visto che attualmente, nel nostro Paese, ci sono 87 forni crematori – diffusi soprattutto nel centro-nord Italia, mentre il fenomeno è meno diffuso al Sud.

Questa tendenza in crescita ha destato l’attenzione della comunità scientifica, preoccupata soprattutto per il possibile impatto che un numero rapidamente in crescita di cremazioni (e quindi di punti di emissioni da combustione) possa avere sull’ambiente e sulla salute.

La società italiana dei medici per l’ambiente (Isde) in un apposito position paper, ha detto che la cremazione rilascia sostanze nell’aria tali da arrivare a inquinare come un inceneritore. Potete leggere tutto il report qui.

Ma allora come risolvere la questione? Come poter trattare al meglio i nostri morti?

Cremazione Italia: le alternative

In Italia abbiamo un problema: i morti - cremazione ItaliaIn realtà le alternative ci sarebbero, ma sono poco conosciute. Da una parte abbiamo la cosiddetta “cremazione ad acqua”. In pratica esiste un’alternativa alla cremazione tradizionale e si chiama idrolisi alcalina. Il cadavere viene inserito in un cilindro metallico pressurizzato poi riempito con una miscela di acqua e idrossido di potassio. Praticamente il corpo viene dissolto. Pare che questo metodo utilizzi il 90% in meno di energia rispetto alla cremazione tradizionale. In Italia non è consentito, ma è già usato in 14 stati americani e in tre province canadesi.

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Infine abbiamo il “compostaggio umano“. In pratica, il corpo viene collocato in una scatola d’acciaio lunga due metri e mezzo, insieme con materiali biodegradabili (fiori, trucioli di legno) e nel tempo di due mesi, il corpo si decompone e diventa terreno: la scatola viene restituita ai parenti che possono decidere di utilizzarlo come desiderano, nella maggior parte dei casi per piantare e concimare un albero o una pianta. In futuro, insomma, i cimiteri potrebbero diventare dei giardini, in vista di città più sostenibili ed evolute.

Per adesso, però, il compostaggio umano non è permesso in Italia. Con la firma apposta dalla governatrice Kathy Hochul agli inizi del 2023, New York è diventato uno dei pochi Stati al mondo – insieme a Washington, Oregon, California e, fuori dagli Usa, la Svezia – ad aver introdotto nel suo ordinamento una legge che consente la pratica del “compostaggio umano”. I problemi da superare sono soprattutto i tabù culturali sul tema.