Dante parlato oggi: quando citiamo il sommo poeta senza saperlo

Le espressioni più utilizzate nella lingua italiana odierna riprese dal Sommo Poeta

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Dante Alighieri, lo sappiamo tutti, ha rivoluzionato la lingua italiana. Considerato il padre della nostra lingua, rinominato Sommo Poeta, è l’autore della Divina Commedia, il poema allegorico- didascalico, diviso in tre cantici, capolavoro della letteratura mondiale. (Leggi anche – Neologismi: com’è cambiata la lingua italiana ai giorni nostri) La sua Commedia è addirittura stata punto di riferimento per la compilazione del primo Vocabolario degli Accademici della Crusca.

danteDante Alighieri: quali sono le sue espressioni usate oggi?

Dante ci ha lasciato un patrimonio linguistico assai prezioso. Numerose sono le espressioni coniate dal Poeta, invenzioni linguistiche usate ancora oggi (magari senza saperlo!) E ancora una volta la sua Commedia gioca un ruolo importante. Le espressioni utilizzate sono infatti estrapolate proprio dalla sua più grande opera.

Vediamo insieme quali sono le espressioni dantesche che tutti noi abbiamo citato almeno una volta nella vita.

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  • Galeotto fu: … il libro e chi lo scrisse. Espressione ripresa dal V canto dell’Inferno, nel cerchio dei Lussuriosi, dove Dante incontra Paolo e Francesca, i due “innamorati impossibili”. Oggi l’espressione è usata per attribuire a una persona o cosa la causa di un altro avvenimento;
  • Stai fresco: espressione citata nel 117° verso del XXXIII canto dell’Inferno, dove i “peccatori stanno freschi”. Il suo significato è quello di “aspetta e spera”;
  • Non mi tange: citazione usata da Dante nel II canto dell’Inferno. Si usa per dire “non mi interessa”;
  • Belpaese: parola coniata per la prima volta dal Sommo Poeta, per definire la penisola danteitaliana. L’espressione la troviamo nell’80° verso del XXXIII canto dell’Inferno.
  • Senza infamia e senza lode: sta a indicare oggi qualcosa di mediocre. Equivale all’espressione “nulla di che”, “senza nessuna particolare abilità“. Troviamo la frase nel III canto dell’Inferno. Essa è riferita agli ignavi, persone che durante la loro vita non avevano mai agito né nel bene né nel male;
  • Il Gran rifiuto: espressione presente nel 60° verso del III canto dell’Inferno, riferita all’abdicazione di Papa Celestino V. Oggi l’uso di questa è versatile e adattabile a diversi contesti, ma molto ripresa;
  • Cosa fatta capo ha: citazione del 107° verso del XXVIII canto dell’Inferno, sta a significare che quando si inizia un’azione ha sempre una fine.

Espressioni dantesche ancora usate oggi sono anche: “Fatti non foste a viver come bruti…”; “Lasciate ogne speranza voi ch’intrate” e “Il fiero pasto”.

Tempi che vanno… parole che restano!