Il ddl Zan non ce l’ha fatta. La procedura della “tagliola” boccia il disegno di legge contro l’omobitransfobia, la misoginia e l’abilisimo. L’Italia fanalino di coda dei diritti civili in Europa, pari alla Polonia e all’Ungheria. Franchitiratori tra le file del Pd e 5stelle fanno decadere la legge. 24 voti bruciano il tentativo di progresso. In piazza, a Milano e a Roma, gli italiani manifestano contro la decisione dei parlamentari che, ormai, non rappresentano più le idee dei cittadini.
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Ddl Zan, l’Italia unico Paese in Europa a non avere una legge contro l’omobitransfobia


Ph: Claudio Furlan
Mercoledì 27 ottobre 2021, in senato viene interrotto in definitiva l’iter parlamentare del ddl Zan. Disegno di legge che prevedeva “misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità “. Una proposta che, in questi mesi, abbiamo avuto modo di raccontare e che in parole povere si prefiggeva di divenire un ampliamento della legge Mancino del’93. Una modifica, insomma, dell’articolo 604-bis sul reato di “Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa” e le aggravanti previste dall’articolo 604-ter.
A oggi, non c’è difesa, né protezione per un crimine che continua a non essere riconosciuto come tale. In questi mesi, abbiamo assistiti a continui attacchi ai danni di donne, omosessuali, transessuali, persone disabili. Un lungo elenco di invisibili per dei parlamentari troppo occupati a far di lotte di principio e campagne elettorali sulle percosse altrui.
In Senato, mercoledì, erano presenti 287 su 320 parlamentari. Pd, Movimento5Stelle, Iv e le Autonomie avrebbero dovuto reggere una maggioranza di 145 voti. Fdi, Lega, Fi ne contavano 130. Cosa è accaduto? La legge è caduta sotto lo scrutinio segreto della “tagliola”, il voto segreto per non discutere gli articoli del decreto in proposta. Il risultato è di 154 favorevoli e 131 contrari, con 2 astenuti.
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Ddl Zan: per gli italiani è vergogna, in migliaia in piazza a Milano


Ph: Andrea Fasani
Al termine delle votazioni in Senato, alla voce di Casellati che ne annuncia l’esito, in aula è udibile un forte boato. Sono i parlamentari di centrodestra che esultano dalla curva. Dei parlamentari esultano perché una legge che punisce odio, discriminazione e violenza è stata bloccata. In qualsiasi narrazione tale evento sarebbe catalogato come bizzarro, forse surreale. Nella realtà italiana l’evidenza è sotto gli occhi di tutti. I parlamentari non rappresentano più l’Italia. Mentre sulle loro poltrone i politici si esprimevano nascosti da un voto segreto, in piazza, a Roma e a Milano, gli italiani hanno fatto sentire la loro voce. Hanno esposto le loro facce e la loro opinione. “Vergogna!”. Vergogna per un Paese che è fanalino di coda per la tutela dei propri cittadini e per i diritti civili. Vergogna per un Parlamento che non riesce a inseguire il tempo. Troppo avanti per delle menti retrograde.
All’Arco della Pace di Milano, a protestare erano mille, cinque mila, dieci mila. Non importa. Migliaia di luci accese per commemorare una civiltà andata. Sentinelli di Milano, Arcigay, Coordinamento Arcobaleno e altre associazioni sono state accompagnate dagli italiani. Quelli uniti, senza differenze di sesso, genere e orientamento sessuale. Quelli in piedi o su una carrozzina. Quelli tutti uguali. “Il sangue non è solo sulle mani di chi tira un pugno, ma anche sulle mani di chi applaude“. Luca Paladini, portavoce dei Sentinelli, riporta una frase degli ultimi giorni. Poi aggiunge: “Forse non è sufficientemente chiara la responsabilità morale di chi ha fatto queste scene. Di chi ha negato una legge di civiltà per milioni di persone. Le persone intolleranti si sono legittimate ancora di più, perché c’è un pezzo delle istituzioni che ha esultato, come dopo un gol, di fronte all’affondamento di una legge sui diritti“.Â
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Ddl Zan tagliato dal Senato, cosa ne sarà di questa legge?


Roberto Monaldo
La battaglia del ddl Zan e la lotta all’omofobia, alla transfobia, misogenia e abilismo ha grandi antenati. Nel 1993, quando si discuteva della legge Mancino, si provò a inserire nella norma anche identità di genere e orientamento sessuale. I tempi non erano maturi. Nel 1999, il ddl Palma. Nel 2000, quando si istituì la Giornata della memoria delle vittime dell’Olocausto. Si cercò di sottolineare che fra quelle vittime ci furono anche delle persone omosessuali e come tali andavano commemorate, ma anche questa richiesta decadde. Nel 2002 e nel 2006, Grillini, deputato dei Dem di sinistra provò a portare il tema alla Camera, ma fallì. Nel 2009, ci provò Paola Concia, ma anche all’epoca fu fermata dal centrodestra, dal centro e dalla voltagabbana Paola Binetti del Pd. Prima del ddl Zan, il penultimo tentativo fu di Ivan Scalfarotto, nel 2014. Medesima sorte: stroncato in Senato.
In 28 anni sono cambiati gli italiani, ma non il Parlamento. Nei giorni scorsi, lo scarto di 16 voti è stato visto dal Pd come un tiro mancino da parte di Italia Viva. Iv ipotizza sommosse tra i democattolici di sinistra. Lega esulta insieme a Fdi e Fi attaccando Letta. Troppo inamovibile. Si è fatto politica su lividi e violenze che, ogni giorno, migliaia di italiani subiscono per il semplice fatto di amare, essere, vivere. È un fatto reale l’identità di genere, la sessualità , così come l’odio verso le donne in quanto tali, i disabili. È un fatto che il nostro sia un Paese retrogrado, guardato con biasimo dall’estero. Il Guardian inglese ha storto il naso, così altre testate, davanti alla votazione e all’esultanza della destra. La legge potrà scadere nel 2023, o essere ridiscussa, ma non prima di sei mesi. Fino ad allora, la lotta non cessa.