Il Movimento 5 Stelle non voterà il decreto aiuti. Il testo che garantisce le coperture per tutta una serie di sostegni a famiglie e imprese non vedrà il voto favorevole dei grillini. Il partito di Conte, dunque, sceglie la linea della rottura. Non solo con il governo ma anche con il proprio passato.
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Decreto aiuti: il testo in aula
Il decreto legge 50 del 2022 è attualmente in discussione in parlamento. Quello che è stato ribattezzato decreto aiuti si occupa di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese, attrazione degli investimenti e politiche sociali.
Il testo mira a sostenere lavoratori, imprese, autonomi e famiglie. Il fine, riportato dal ministero del lavoro e delle politiche sociali, è “fronteggiare gli effetti economici della crisi”.
Tanti bonus erogati, potenziati e riformati dal decreto. Il bonus sociale elettricità e gas viene col decreto prorogato per il terzo trimestre dell’anno, che per le aziende diventa un credito d’imposta.
Viene stabilita ed estesa l’indennità una tantum di 200 euro: non solo lavoratori dipendenti, ma anche ad autonomi, pensionati e percettori di indennità di disoccupazione. Introdotto, inoltre, il bonus per la fruizione del trasporto pubblico.
Molti anche i fondi per le imprese, stanziati fino al 31 dicembre 2022, tra emolumenti diretti, crediti d’imposta e garanzie per la cessione del credito.
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Decreto aiuti: il Movimento 5 Stelle non vota
Tutti i nuovi stanziamenti, però, non sembrano sufficienti agli uomini di Conte. La questione del Superbonus e il nodo del termovalorizzatore di Roma capitale sembrano essere ostacoli insormontabili.
Per il Movimento 5 Stelle, quindi, meglio non votare il pacchetto di aiuti alle famiglie, ai lavoratori e alle imprese italiane. Nulla può giustificare lo sgambetto sul superbonus edilizio 110%, già molto pesante per le finanze pubbliche.
Alle 15:00 l’ufficialità: il partito di Conte non voterà a favore degli aiuti economici ai segmenti sociali ed economici in difficoltà.
Una posizione già rumoreggiata stamattina, tanto da portare Draghi a valutare una salita al Colle ponderando le dimissioni.
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Decreto aiuti: fibrillazioni della maggioranza
Ma è da Forza Italia, dopo le dichiarazioni insistenti e le indiscrezioni di palazzo Chigi, che arriva la bomba. Il partito centrista, spaccato tra Carfagna e Tajani, si ricompatta attorno alle parole del leader e fondatore, Silvio Berlusconi.
Il partito, infatti, chiede una verifica dei numeri della maggioranza, chiarendo di essere pronto a sfilarsi da una maggioranza non coesa. Il tutto mentre le critiche di Zingaretti di qualche giorno fa si concretizzano sempre di più.
5stelle sempre più soli, insomma. Prima le critiche dal PD e dal centro, poi la responsabilità politica di rischiare di far cadere il governo. E non su politica estera filo-Nato o per politiche industriali ed energetiche filo-nucleariste. Ma su soldi per famiglie, lavoratori e imprese.