Decreto lavoro, le verità dietro al taglio fiscale del Governo Meloni

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Taglio del cuneo fiscale nel nuovo decreto Lavoro

Nell’occasione della giornata internazionale dei lavoratori, ieri 1° maggio, il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto Lavoro. Diverse le novità in arrivo, prima fra tutte una nuova forma di Reddito di cittadinanza. Ripristinati anche i 3mila € per i Fringe benefit, indirizzato, però, ai dipendenti con figli. Tuttavia, il testo del decreto si concentra sul taglio del cuneo fiscale. In un video su Twitter, la presidente del Consiglio ha annunciato un contributivo di sei mesi. Una manovra, secondo Meloni, che comporterà aumenti in busta paga fino a 100 €. Lo sgravio contributivo aumenta di 4 punti percentuali per i redditi fino a 35mila €.

Per i redditi fino a 25 mila, la detrazione andrà dal 3% al 7%; mentre per i redditi fino a 35mila, si passerà dal 2% al 6%. Il taglio, dunque, comporterà un aumento in busta paga fino a 96 € per i primi, e di 99 € per i secondi. “Durerà per sei mesi, da luglio a dicembre. Noi abbiamo ereditato uno sconto molto più ridotto, di due punti percentuali, tutti dicevano che non lo avremmo confermato. Lo abbiamo confermato, lo abbiamo rafforzato, adesso lo abbiamo più che triplicato per i lavoratori che guadagnano fino a 25mila euro all’anno e più che raddoppiato per quelli che ne guadagnano fino a 35mila” Queste le dichiarazioni del ministro Giorgetti. 

Quali sono le verità dietro al decreto Lavoro

Come anticipato in precedenza, la presidente del Consiglio, nel video sul profilo ufficiale di Twitter ha annunciato una manovra storica. “È il più importante taglio delle tasse sul lavoro degli ultimi decenni“. Sebbene un aiuto non faccia mai male, è bene chiarire la verità dietro a parole che possano risuonare come mera propaganda. Negli ultimi anni e con gli ultimi governi, Draghi e Renzi, abbiamo assistito a manovre ben più corpose e di netto vantaggio. In mancanza del testo ufficiale del decreto, facciamo fede al comunicato rilasciato dal governo. In tale documento si sottolinea che la manovra costerà al governo circa quattro miliardi. Nel 2022, l’ultimo atto del governo Draghi è stato quello di investire sette miliardi per la riduzione dell’Irpef. Un miliardo per il taglio dell’Irap. Mentre con il decreto aiuti bis ha aumentato di due punti il taglio del cuneo fiscale.

Il criticissimo governo Renzi, invece, lanciò, nel 2014, il bonus degli 80 €. Una manovra di detrazione per i lavoratori del costo di circa dieci miliardi. Allo stato attuale, Meloni ha investito nove miliardi di euro per il taglio delle tasse. Renzi dieci miliardi, mentre Draghi si è spinto oltre la soglia dei dodici miliardi. Nulla di sensazionalistico e di avanguardistico è quanto proposto dall’attuale governo. Né, tanto meno, un taglio del cuneo fiscale che si possa definire storico.