Sabato 15 febbraio, la libreria Wojtek di Pomigliano d’Arco ha ospitato la presentazione del libro Diario di bordo. Un anno di scuola in carcere nei pensieri di una prof e degli studenti della classe accanto di Antonella Ferri.
Una prof, la sua III G della scuola “del dentro”, una scelta difficile ma consapevole: “abbandonarli” per dedicarsi alle prime classi, più “bisognose di cure”.
Tuttavia quest’abbandono non vuole rassegnarsi come tale. E così, la perfida prof propone un’attività di scrittura collettiva: il diario di bordo. Il filo rosso di un rapporto che non vuole spezzarsi. Insieme ai suoi studenti speciali, si scrivono le parole di una scuola che vuole accogliere, unire e diventare un punto di riferimento comune. Una strategia didattica diventa esperienza emotiva.
Ti consigliamo come approfondimento – Judo: Antonio Esposito e la sua scalata verso il successo
Il Diario di bordo: una sinfonia con tutti i suoi movimenti

Giorno dopo giorno il “diario di bordo” si alimenta di pagine. Le parole, in successione cronologica, si susseguono come note di una sinfonia con tutti i suoi movimenti.
Dall’allegro delle parole di chi cerca un senso nonostante tutto, all’adagio del tempo vuoto che sembra sempre uguale a sé stesso. E poi c’è il notturno dei momenti bui dove le parole mancano.
Ma la prof. Ferri non si arrende e la scrittura collettiva si avvale di “espedienti” creativi per alzare l’asticella. Nasce l’alfabeto autobiografico, un modo per restituire pillole di identità e autorappresentazione, per abbattere il muro del pudore del racconto intimo di sé nella forma diaristica.
Ti consigliamo come approfondimento – Enrico Danna a Pomigliano d’Arco: la libreria Wojtek si colora di poesia
La scuola “del dentro”: da attività trattamentale alla sfida della dignità
Ma chi ha perso la propria libertà in conseguenza di una pena da scontare è ben lungi dal comprendere che è proprio l’esperienza della scuola che ha la potenzialità di supportare significativamente il ripristino delle radici stesse della libertà che il carcere nega.
Perché non esiste libertà senza responsabilità e senza, quindi, dignità.
Lavorare con studenti “del dentro” ti costringe a “toccare” quelle colpe che non si possano dimenticare. Anche se un prof. non ha il compito di sorvegliare e punire né può progettare il proprio operato partendo da un giudizio etico, è possibile trovare insieme il coraggio per costruire un presente responsabile come unica via per la libertà e la dignità?
Ti consigliamo come approfondimento – Wojtek, la casa editrice che fa la differenza a Pomigliano
La scuola in carcere: il diario di bordo e il mondo senza voti
Quella sfida, noi riteniamo che la prof. l’abbia superata. Stavolta, possiamo dirlo, a pieni voti!