Le aziende con alti livelli di digitalizzazione, che pure non sono poche, hanno cominciato ad investire di più in forza lavoro giovane rispetto a quelle realtà che contano livelli di digitalizzazione meno prestanti. Gli stessi giovani che si fanno largo in certe realtà acquisiscono prima ruoli manageriali rispetto ad altri. È un trend europeo ma non italiano, secondo il report di Huawei sulla “Digitalizzazione e il suo impatto nei luoghi di lavoro”.
L’indagine ha coinvolto oltre 13.000 dipendenti in diversi Paesi del mondo, tra cui l’Italia. Le imprese altamente digitalizzate insomma investono nei giovani ed accelerano non solo i propri processi ma anche la crescita dei propri dipendenti. Esempi virtuosi si trovano in Cina, paese in cui il digitale si sta diffondendo sempre più copiosamente. Ma anche in altre latitudini, seppur con minor vigore e velocità. Gli USA, per esempio, hanno affidato la loro trasformazione digitale ad una nuova generazione di manager esperti di tecnologia digitale e che spingono per l’utilizzo di certi strumenti sempre più performanti nelle proprie realtà. L’Europa insegue, come sovente avviene, e con velocità diverse.
In un contesto in cui si parla più di interazione tra uomini e macchine e di realtà aumentata o virtuale non si può restare a guardare. Basta adeguarsi o, quantomeno, cercare di tenere il passo. La digitalizzazione è fondamentale anche perché, sempre secondo lo studio commissionato da Huawei, ambienti digitalizzati al massimo stimolano lo scambio di conoscenze il 20% in più rispetto a luoghi con digitalizzazione inferiore. Eppure, di settori altamente digitalizzati non si sente mancanza, nemmeno nel Belpaese, storicamente restio alla integrazione delle tecnologie. Eppure, esempi virtuosi ci sono: l’industria del gaming è uno di questi.
Il settore è, giocoforza, tra i più digitalizzati, essendo quasi del tutto online. Una scelta di campo, decisiva per il futuro dell’intrattenimento. Ad oggi esiste un panorama folto di utenti che si divertono a giocare. Ma esistono anche tante figure che all’interno dell’industria del gioco lavorano e si divertono. Anche questo è un settore per giovani, che attrae per la sua prospettiva di crescita e carriera ma anche per gli impieghi che offre. E proprio in Italia, dove oltre 2000 persone ricoprono ruoli chiave nel settore dei giochi e il 79% di questi ha un’età inferiore ai 36 anni.
Figure professionali varie, o anche ibride, che nel gioco hanno trovato il proprio posto nel mondo. Si parla non solo di tecnici specializzati in dinamiche di software o hardware, ma anche di storyteller e narratori, scrittori e disegnatori, grafici e comunicatori, esperti di sicurezza online e di linguaggi, così come di algoritmi e programmazione. Un panorama vario e altamente digitalizzato, cui guardano con curiosità anche università ed accademie. Il futuro passa anche da qui.