Lo Stato resta indietro e i sindaci vanno avanti per i diritti delle coppie gay

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Diritti lgbt

Se lo Stato resta indietro rispetto al Paese

L’Italia è quel paese in cui la contraddizione è lo spirito che la governa. Il partito di maggioranza ha tanto a cuore la famiglia, le nascite. Tutela in ogni modo possibile la vita. O almeno una forma di vita che più si addice alle logiche di orientamento politico. La lotta della Destra all’aborto è feroce, così come alla gestazione per altri, così, come a tutto ciò che non sia conforme alla famiglia tradizionale. Eppure, di famiglie tradizionali ce ne sono sempre meno. Aumentano il numero di divorzi, calano i numeri di matrimonio, addirittura delle nascite. L’Italia è quel paese in cui le morti sono maggiori delle nascite, dove i giovani scappano, dove le persone aspettano. Dove i cittadini sono chiamati ai doveri, ma non tutti hanno uguali diritti.

Se l’Italia è quel paese che tiene così tanto alla famiglia, così tanto alle nascite. Se è quel paese che tiene così tanto ai diritti dei bambini. Di questi bambini oggetto di battaglie ideologiche, di fronti politici. Se i bambini sono così importanti, allora perché si battaglia sulla forma della famiglia. Se l’Italia tiene tanto alle famiglie, perché continuare a creare distinzioni? Perché alimentare discriminazioni? Perché tracciare una linea tra ciò che può essere conforme da ciò che non lo è? E, a questo punto, cosa vuol dire conforme?

I sindaci italiani per i diritti LGBT: continuano le trascrizioni dei certificati di nascita

Oltre due settimane fa, da Milano è partito un blocco. Un divieto di trascrizione dei certificati di nascita per le coppie omogenitoriali. Un muro posto al lavoro operato dal sindaco Beppe Sala che continuava a riconoscere i figli nati all’estero di coppie LGBT+. Bambini nati tramite GPA o procreazione medica assistita. Un semplice certificato di nascita, un riconoscimento di una famiglia. Di diritti che sono prima del bambino che della coppia che sceglie di accudirlo. Un’offensiva politica, oltre quasi che ideologica, lanciata dal Governo Meloni. Appoggiata e sbandierata dalla ministra delle Pari opportunità, Eugenia Roccella. Il suo pensiero, condiviso dal partito e dall’ala politica di riferimento, è di inasprire il veto contro la GPA.

Così i sindaci non possono più trascrivere i certificati di nascita per le coppie LGBT+. Inoltre, il Governo si è opposto al certificato di filiazione, voluto dal Europa affinché i bambini non perdano i diritti acquisiti nello Stato di nascita. La battaglia dello Stato si riversa sui bambini del Paese. Una frase già orribile di per sé. Bambini oggetto di ideologie. I sindaci italiani, però, almeno quelli della frangia opposta, quella progressista di sinistra, continuano nelle trascrizioni. I sindaci di Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Bari non hanno fermato il loro operato. Anzi, il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi insieme ai sindaci di Milano Beppe Sala, di Roma Roberto Gualtieri, di Firenze Dario Nardella, di Bologna Matteo Lepore e di Torino Stefano Lo Russo ha richiesto una chiamata al raduno. E con il Governo e con gli altri sindaci italiani. Colmare il vuoto normativo.

Diritti LGBT, serve un adeguamento per le coppie omosessuali

L’opposizione tracciata dai sindaci italiani è significativa. A continuare a trascrivere i certificati di nascita per le coppie omogenitoriali non sono soltanto i primi cittadini delle grandi città, ma anche dei piccoli comuni. Insieme i sette sindaci promuovono un appello a qualsiasi altro sindaco di continuare nelle trascrizioni. Anche quelli delle fasce più moderate di destra. Una battaglia che va oltre la tutela dei diritti LGBT+. Da Emma Bonino a Elly Schlein, passando per Chiara Appennino, Federico Pizzarotti, Benedetto Della Vedova, la voce è unica: adeguare i diritti delle famiglie omogenitoriali. Se l’Italia è il paese che tutela le famiglie, che allora si muova in questa direzione: per tutte le famiglie. La questione è più che sottile, c’è lo Stato da una parte, con una ferma ideologia retrograda, e il Paese dall’altro che chiede adeguamento, libertà, uguaglianza.

La mossa del Governo muove dalla guerra alla GPA. Perché questa pratica non sia sfruttamento del corpo della donna. Ma ancora una contraddizione, tutelare lo sfruttamento, se di sfruttamento si vuole intendere, ma non la libertà di decisione. I sette sindaci, e non solo, fanno appello ai principi costituzionali di uguaglianza e di tutela della dignità della persona. Il legislatore dovrebbe attuare due passi: il riconoscimento anagrafico dei figli e delle figlie delle coppie omogenitoriali; il matrimonio egualitario con il conseguente accesso alle adozioni così come previsto per le coppie eterosessuali. Mentre Riccardo Magi, segretario di +Europa, è pronto a depositare una proposta di legge che istituisca la GPA solidale. Il concetto è non fare la guerra alla pratica, quanto al modo di attuarla e gestirla. Più volte è stato chiarito che la GPA può e deve essere libera, volontaria, altruistica, non sotto compenso economico. La regolamentazione deve indirizzarsi verso la libera scelta e vietare, perseguire lo sfruttamento, non la pratica. Se l’Italia sta diventando il paese dove la famiglie diminuiscono, perché continuare una guerra verso chi cerca di avere una famiglia?

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