Con l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, si può parlare di effetto Brexit sul mercato dei prodotti agroalimentari? Ufficialmente, non sono stati imposti dazi doganali alle merci comunitarie che entrano nel Regno Unito, ma questo basta a mantenere inalterati i prezzi delle eccellenze Made in Italy? Ne abbiamo parlato con Damiano Argentieri, uno dei tanti italiani che gestiscono ristoranti nel Regno Unito, proprietario di Fantastico (www.fantasticoristorante.co.uk).
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Effetto Brexit sul mercato agroalimentare italiano
Dopo la Brexit, è diventato più difficile reperire i prodotti agroalimentari italiani?
“Sicuramente sì, c’è molta differenza fra prima e ora per quanto riguarda il reperimento di prodotti. Fino a sei o sette anni fa, i ristoratori italiani gestivano, solitamente, un piccolo negozietto di prodotti italiani oltre al ristorante, perché qui nel Regno Unito ci sono grandi comunità italiane che vanno alla ricerca di prodotti italiani. Ora invece sono le grandi catene di supermercati inglesi a riservare corridoi dei loro negozi ai prodotti agroalimentari stranieri, quindi anche italiani. Otto anni fa era impossibile trovare anche solo un pacco di pasta in un grande supermercato, bisognava per forza andare nei negozietti aperti dai piccoli ristoratori, che riuscivano a farsi arrivare prodotti dall’Italia senza problemi: non c’erano controlli alle dogane, non c’erano costi burocratici (era come mandare un pacco qualsiasi).
Ora la situazione è cambiata. Nelle dogane c’è bisogno di una speciale dichiarazione, e per prodotti più ricercati sono necessari test di laboratorio effettuati in Italia, prima della spedizione. I costi quindi aumentano, e per questo non conviene più aprire un negozio alimentare italiano. Con tutte le spese necessarie a farsi arrivare i prodotti, i negozianti sarebbero costretti a praticare a prezzi assurdi. Le grandi catene di supermercati, invece, comprano i prodotti in grande quantità e riescono così ad ammortizzare i costi. Questo vale anche per prodotti particolari da mettere nel menù. Fino a pochi anni fa nei ristoranti italiani si trovava qualunque cosa, adesso ovviamente tutto è diventato molto più difficile. Fortunatamente c’è grande collaborazione fra italiani all’estero: gli importatori spesso si fanno carico dei costi di spedizione e importazione pur di non aumentare i prezzi ai loro clienti ristoratori.”
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Aumento dei prezzi e dei tempi di consegna: è l’effetto Brexit
Quindi, anche se sulla carta la Brexit non ha comportato tassazioni extra per le importazioni dall’UE, nella realtà i prezzi sono aumentati comunque. L’effetto Brexit si percepisce.
“Purtroppo è così. Sta al fornitore essere solidale con i ristoratori e non aumentare i prezzi. Ovviamente non tutti i fornitori sono solidali con i ristoratori, soprattutto con quelli che hanno avviato un’attività da poco tempo. Io sono stato fortunato ad avere contatti con fornitori che mi stanno aiutando con la mia attività.”
Ti sei visto costretto, nel tuo ristorante, ad aumentare i prezzi al consumatore finale? Ritieni che gli altri ristoratori lo abbiano fatto per far fronte ai nuovi costi?
“Assolutamente sì. Prima di aprire il mio ristorante, ho lavorato per un altro ristorante italiano per quasi un anno. Nel corso di un solo anno ho visto aumentare piano piano i prezzi di tutti i piatti nel menù. Tuttavia vale lo stesso discorso fatto per gli importatori: sta a te aumentare il prezzo al cliente o mantenerlo inalterato, sobbarcandoti la maggiorazione dei prezzi sulle materie prime. Per me è una passione fare questo mestiere, non mi importa diventare miliardario. Mi piace stare in mezzo alla gente e divertirmi. Per questo motivo ho scelto di non aumentare i prezzi nel mio menù, nonostante i costi aumentati delle materie prime.”
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L’amore degli inglesi per il Made in Italy, nonostante tutto
Agli inglesi piace il cibo, in generale la produzione Made in Italy? Secondo te, la Brexit ha penalizzato anche gli stessi consumatori inglesi nell’acquisto di prodotti stranieri?
“Per rispondere ti porto il mio esempio. Io ho aperto il mio ristorante in un piccolo paesino che dista quindici minuti di macchina da dove vivo io, dove non mi conosceva nessuno. Eppure ho avuto un grandissimo e inaspettato successo già all’apertura. Appena ho iniziato a farmi un po’ di pubblicità sui social, ho ricevuto moltissimi messaggi e richieste. Le persone non vedevano l’ora di provare qualcosa di italiano nel loro paese. E infatti, il ristorante sta andando benissimo, malgrado il difficile momento del lockdown che stiamo affrontando nel Regno Unito. Gli inglesi adorano il nostro cibo, quando leggono il menù si sorprendono. Per loro è tutto stupendo, fantastico. Malgrado la Brexit, consiglierei agli italiani di aprirsi un piccolo ristorante qui nel Regno Unito, perché avrebbero un grande successo – se cucinano bene, ovviamente!”