Questa estate è ormai esplosa, portando con sé giornate calde e soleggiate e tanta voglia di mare. Sono tornati anche i tuffi. Amati dai più piccoli e dai più eccentrici, detestati dai più grandi e dai più seriosi, sono un elemento caratteristico dell’estate. Napoli possiede una vera e propria tradizione sull’arte dei tuffi, con nomi e modalità di svolgimento precisi. Non lo sapevi? Continua a leggere per scoprine di più.
Ti consigliamo questo approfondimento – Ombrelloni salatissimi: il Covid-19 fa male all’estate italiana
Estate: il tuffo “a cufaniello”
Il tuffo “a cufaniello” (che vuol dire “cofanetto”) è senza dubbio uno dei più noti. Il nome deriva dal fatto che il tuffatore durante lo slancio deve racchiudersi a mo’ di cofanetto, per l’appunto. Per eseguirlo correttamente, infatti, bisogna portare le ginocchia al petto stringendole con le braccia.
Questo tuffo è stato reso ancora più noto dalla simpatica descrizione che ne ha fatto lo chef stellato Antonino Cannavacciuolo. Durante una puntata di Masterchef Italia 6, ha spiegato ai suoi colleghi giudici proprio la tecnica del tuffo “a cufaniello” napoletano.
Il tuffo “a cufaniello”, però, non va confuso con il tuffo “a bomba”. Pur condividendone la postura, infatti, quest’ultimo differisce dal primo per la potenza dello slancio e per il maggior “rannicchiamento” del corpo del tuffatore. Questo tuffo infatti ha il preciso scopo di sollevare schizzi e acqua a volontà.
Ti consigliamo questo approfondimento – Bandiere Blu 2020: la Campania è ancora regina del Sud
Estate: il tuffo “a cannela”
Non bisogna farsi trarre in inganno, però, dalla sua semplicità. L’esecuzione nasconde infatti un’insidia. Se il tuffatore non mantiene una posizione verticale e inclina troppo le gambe verso l’alto, potrebbe invece eseguire un “tuffo ‘e culo” o di schiena. Toccherebbe quindi l’acqua in un modo poco elegante e sicuramente doloroso.
Ti consigliamo come approfondimento – L’Italia è tra le dieci destinazioni più sicure
Il tuffo “a pietto ’e palummo”
Se infatti non si calibra bene lo slancio e l’apertura, il tuffatore potrebbe toccare l’acqua con la pancia. Eseguirebbe quindi la dolorosa ma comicissima “panzata” o “tuffo ‘e panza”.
Ti consigliamo questo approfondimento – Mare e Coronavirus, tutte le regole per un’estate sicura
Il tuffo “a cardarella”
Il nome del tuffo deriva dall’espressione “Mannaggia ‘a cardarella“ di un personaggio dal forte accento acerrano interpretato dallo stesso Procopio e amato dal pubblico. La challenge ha registrato una grandissima partecipazione e testimonia che la creatività e la voglia di divertirsi dei napoletani sono davvero senza confini.