Un nuovo gioco ha contagiato vip e gente comune, tanto da diventare virale sui social: veder invecchiato il proprio volto. Tutto ciò è stato reso possibile grazie a FaceApp. Si tratta di un’applicazione disponibile su App Store e Google Play Store. Grazie a un aggiornamento delle tecnologie di Intelligenza Artificiale, offre una trasformazione digitale molto realistica. Dopo aver scaricato l’app basta scattarsi una foto o prenderla dalla propria galleria di immagini. Cosi in pochi click è possibile modificare il volto invecchiandolo o anche ringiovanendolo. Le modifiche possono riguardare anche il sorriso, i capelli, la barba. Addirittura si può trasformare un uomo in una donna o viceversa. La diffusione di questa app, però, porta qualche domanda sulla sicurezza e sulla privacy dei nostri dati personali.
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FaceApp: dal divertimento al rischio privacy
Dal divertimento di conoscere il proprio “io” del futuro potrebbero derivare una serie di problematiche legate alla privacy. FaceApp infatti non è mai stata chiara sull’utilizzo che fa delle immagini dei suoi utenti. Luca Sambucci, esperto di Eset, società di sicurezza informatica, ha rilasciato a Wired alcune preoccupanti dichiarazioni.
Partendo dal presupposto che quando si elabora un selfie con FaceApp, questo passa dai server dell’azienda russa Wireless Lab OOO con sede a San Pietroburgo, Sambucci afferma: “Per generare questi filtri, come la faccia che invecchia, si usano reti neurali generative avversarie. Queste devono girare su computer potenti. La potenza di calcolo di uno smartphone non basta. Se si è in modalità aereo, l’app non funziona e segnala di collegarsi a internet. Dimostra che l’immagine va sul loro server”.
E su questi server le foto restano archiviate per un tempo indefinito, oltre a poter essere utilizzate per scopi commerciali. Però è bene precisare che attualmente la società non è coinvolta in nessuno scandalo informatico relativo all’utilizzo dei dati personali.
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Esistono relazioni tra FaceApp e 10 years challenge?
Ricordate il 10 years challenge? Si trattava di una sfida social molto di moda qualche tempo fa. Il gioco consisteva nello “sfidare” un amico o un conoscente virtuale a postare una foto “attuale di quel periodo” e una di dieci anni prima. Quindi una situazione molto simile a FaceApp. Ma esistono relazioni tra i due “giochini”? Secondo Kate O’Neill, giornalista di Wired, il reale scopo di 10 years challenge era quello di raccogliere quanti più dati possibili per poter addestrare gli algoritmi dei social a capire come le persone invecchiano. Quindi potrebbe essere cosi anche per FaceApp?
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Facebook a quel tempo replicò alla O’Neill affermando che 10 Years Challenge era nato e si era diffuso spontaneamente come un gioco sul social. Inoltre la quasi totalità delle foto pubblicate in quei giorni era già stata postata. Quindi potenzialmente già a disposizione degli algoritmi. Un aspetto ammesso anche dalla stessa giornalista che tuttavia ipotizzò, ancora, che fornendo due immagini vicine si potesse comunque facilitare il lavoro dell’intelligenza artificiale.
Ma tra privacy e cospirazioni varie non vi viene un po’ di nostalgia per la cara e vecchia macchina analogica? D’altronde per “vedersi da vecchi” ci sarà tempo, no?