Gli ultimi giorni sono stati pregni di considerazioni, di formulazioni, di ipotesi e di pensieri circa il femminicidio. Quali sono le cause? Ognuno dice la propria. C’è chi punta a rinforzare le donne, a donare consigli. Chi sproloquia circa gli atteggiamenti da seguire. Quasi che sia la donna a dover sempre fare attenzione. Quasi come se la donna debba stare attenta ai propri comportamenti. A non far in modo di svegliare la bestia, il drago che dorme comodo sul suo sofà . C’è chi, invece, dall’altro lato, punta dito, martelletto e giudizi sull’uomo. La bestia, il carnefice, il drago. Fermo restando che è sull’uomo che va posta maggiore attenzione, non dimentichiamo che quell’uomo è stato creato da questa società ?
In questa società , in Italia, da gennaio 2023, solo da gennaio 2023 sono morte 33 donne. 33 donne vittime di femminicidio, 33 donne che con l’assassino ci dormivano. Lo amavano, lo conoscevano, li hanno scelti, sposati. Da alcuni sono nate, con alcuni sono cresciute, con alcuni hanno condiviso l’intera vita. Una vita intera che poi, però, viene portato loro via. A gennaio sono morte Giulia Donato, Martina Scialdone, Oriana Brunelli, Teresa Di Tondo, Giuseppina Faiella. A febbraio: Yana Malayko, Antonia Vacchelli, Melina Marino e Santa Castorina, Stefania Rota, Cesina Damiani, Sigrid Gröber, Giuseppina Traini. A marzo, invece, Rosalba dell’Albani, Giulia Astafieya, Rossella Maggi, Maria Febbronia Buttò, Pinuccia Contin, Rosina Rossi, Francesca Giornelli, Senese Uruci, Carla Pasqua e Alessandra Vicentini. Ad aprile Sara Ruschi e Brunetta Ridolfi, Anila Ruci, Barbara Capovani, Wilma Vezzaro. Maggio, invece, ha visto morire Daniela Neza, Jessica Malaj, Yirelis Pena Santana e Giulia Tramontano. Giugno si è aperto con la morte di Pierpaola Romano. Il dramma è che, ormai, ci aspettiamo che la lista si allungherà .
Narcisismo maligno, il tratto di quell’uomo che le ha uccise
Tutte le donne elencate amavano e nell’amore hanno trovato la morte. Chi amavano? Un uomo che, in maniera inverosimile, in un modo o nell’altro, ha dei tratti che si accomunano a tutti gli altri uomini assassini di donne. Non semplici assassinii, non semplici uccisioni, omicidi. Assassinii che nascono dalla possessione, dalla visione distorta della donna amata. L’idea secondo la quale quella donna non sia più una persona, ma un oggetto. Un possesso, un possedimento, una proprietà che non può sfuggire dalle mani del possidente. Nel 1984, lo psichiatra e psicanalista Otto Kernberg, aveva teorizzato il concetto di narcisismo maligno o perverso. Una forma estrema ed estremamente pericolosa del Disturbo Narcisistico di Personalità . Una forma alquanto mefistofelica che incontra i tratti peggiori del Disturbo Antisociale di Personalità . In sintesi, un narcisista maligno è un soggetto dal forte comportamento antisociale, non riesce a sentirsi integrato, presenta una forte aggressività verso sé stesso e/o verso gli altri, un forte senso di sadismo, un orientamento paranoie e così via.
Oggi, il concetto di narcisismo maligno sembra tornare sempre più in voga. In una società che sembra essere affetta dal male puro del narcisismo. Una società che ci insegna il benessere proprio, l’amor di sé. Il preservare noi stessi e le nostre esigenze, i nostri sogni, i nostri desideri. Eppure, tali motivazioni vengono fraintese dai più, dimenticando che il proprio benessere termina quando inizia il benessere dell’altro. Un po’ come la libertà , secondo Rousseau, Martin Luther King, Kant e Hugo. Tutti uomini che avevano compreso i limiti dell’essere, ironico che siano proprio gli uomini a teorizzare sulla libertà .
Accanto al femminicidio, accanto a una donna, sembra opportuno comprendere perché compare sempre di più il mostro del narcisismo maligno. In cosa consiste? Che cos’è?
I tratti del narcisismo maligno
Prima d’ogni cosa, il narcisismo maligno trova le sue radici nel contesto culturale e sociale in cui l’uomo perpetua e vive. In una società volta a garantire all’uomo tutto ciò che desidera, che vuole, perché uomo, perché cresciuto in un mondo di uomini, fatto dagli uomini per gli uomini, il narcisismo non solo attecchisce, ma prolifera. L’uomo può e deve avere ciò che vuole. La donna, le minoranze, chiunque non sia uomo, bianco, etero, cis, deve lottare, deve stare attento, deve sapere come inserirsi in questa società . In questo insieme di regole in cui l’uomo viene plasmato, ci sono le vittime, le donne che muoiono per mano loro.
Ebbene, ma quali sono i tratti del narcisista maligno e in quante fasi si distingue la relazione con esso?Â
In genere, un narcisista maligno o perverso non è autentico, ciò che mostra non è reale. La prima fase della relazione con esso è anche definita bombardamento d’amore. Quella con lui sembra una favola, all’inizio è tutto perfetto, sembra volervi donare l’universo con singola stella e ogni pianeta che vi ruota intorno.Quella con lui è, però, una truffa amorosa. Il narcisista maligno poi passa a svalutare il suo bersaglio. Il partner è reso sottomesso, manipolato, fino a quando lo stesso non dipenderà da lui, non troverà in lui quella casa, il faro, la salvezza. Di qui, l’ultima fase: l’abbandono, il ghosting, il gaslighting. Il narcisista manipolatorio tenderà ad abbandonare il bersaglio senza apparenti motivi, per poi ferire il proprio partner con bugie, manipolazioni, continue incongruenze, continui dubbi. Va via, per poi tornare, va via per lasciare dei sospesi. Eppure, però, se è il partner ad abbandonare il narcisista manipolatorio ecco che esso parte all’attacco. Perché a lui non può essere sottratto il suo bene, la sua proprietà : di qui la violenza, la vendetta, finanche, in estremo, l’omicidio.
Quali sono le conseguenze di una relazione con un narcisista maligno?
Un futuro mai avverato, tradimenti, bugie, scuse che arrivano solo come forma manipolatoria, mai come verità , come vere colpe comprese. Un narcisista maligno non comprende i limiti, i no, le uniche regole sono le sue. I bisogni dell’altro, i suoi problemi, i suoi traumi sono compresi in apparenza, solo per essere un’arma, qualcosa da utilizzare per interpretare il ruolo della vittima, per intrappolare il bersaglio. Non ha vera empatia, ha una valutazione di sé troppo alta, anche se mascherata da insicurezza, da paranoia.
Cosa accade a chi viene abbandonato, al partner? La vittima, la reale vittima, subisce un vero abuso emotivo e quel che resta sono soltanto cocci dell’esistenza. Fobia sociale, impulsività e perdita di controllo, attacchi di panico, alterazione del sonno, voglia di riscatto, ma anche senso di colpa, perdita della propria identità , rabbia prima verso si sé e poi verso il narcisista. Depressione, ansia, paura, disperazione e angoscia, fino alla dipendenza affettiva e alla difficoltà di distacco. Un abbattimento delle proprie forze e delle proprie consapevolezze, della propria integrità .
Uscirne è difficile, con la terapia psicologica si vede la luce. Tuttavia, prevenire non sempre è possibile. Non è possibile prevedere una relazione, figuriamoci comprendere cosa si sta vivendo. Per questo è necessario spostare l’attenzione dalla vittima al carnefice, e porre, forse, ancora di più le colpe sul contesto, oltre che sull’uomo. Perché non è soltanto l’uomo a perpetuare l’aggressione verso le donne. È la società stessa che perpetua e alle volte giustifica l’aggressione. Quasi come se ormai la comprendessimo, ce lo aspettassimo. Giulia Tramontano e Pierpaola Romano sono le due ultime vittime, due vittime che hanno fatto notizia, ma che dovrebbero forse indurre a riflessioni di altra natura. A smettere di giustificare gli uomini. Non colpevolizzarli, perché non serve, ma educarli. La parità di genere non è propaganda, è una realtà , un’esigenza, un’emergenza.