Il 17 gennaio si celebra Sant’Antonio Abate, Sant’Antuono per il popolo devoto del Sud, che l’omaggia con il tipico Fucarone. Non va confuso con il santo patrono di Padova, che invece si festeggia il 13 giugno. Il giorno di Sant’Antonio Abate unisce fede, storia, leggenda e scaramanzia. Tante e diverse sono le usanze e le tradizioni che caratterizzano questo evento, dall’accensione del tipico falò alla benedizione degli animali.
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Sant’Antonio Abate: il porcaro eremita
È il patrono dei macellai, dei contadini e degli allevatori ed è il protettore degli animali domestici. Il 17 gennaio tradizionalmente la Chiesa benedice gli animali e le stalle, ponendoli sotto la sua protezione. È raffigurato sempre in compagnia di un maiale. Questo, forse, perché i monaci antoniani erano soliti preparare con il grasso di maiale degli unguenti emollienti da spalmare sulle piaghe.
La tradizione vuole che fosse anche un taumaturgo, capace di guarire le malattie più tremende. Si dice inoltre che se invocato aiuti a ritrovare le cose perdute.
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Sant’Antonio Abate: la leggenda del fuoco
La storia risale al tempo in cui gli uomini non conoscevano il fuoco. Pativano il freddo e il disagio di dover mangiare cibo crudo. Invocarono, allora, Sant’Antonio Abate, che decise di scendere all’inferno per recuperare il fuoco e distribuirlo sulla Terra.
Il santo si recò negli inferi in compagnia di un maialino. L’animale cominciò subito a creare scompiglio tra i diavoli. Nel trambusto, il bastone di legno di ferula di Sant’Antonio finì nel fuoco. Il legno di ferula è dotato di un midollo spugnoso che continua a bruciare internamente anche se il fuoco all’esterno si spegne. Pertanto, quando i diavoli, ignari, restituirono il bastone al santo, implorandolo di andare via col suo maialino, gli donarono anche il fuoco. Sant’Antonio, tornato sulla terra, distribuì il fuoco a tutti gli uomini come un Prometeo cristiano.
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Fucarone: il fuoco di Sant’Antonio
Si tratta di grandi cataste di legno che vengono incendiate insieme a mobili e oggetti vecchi. Al di là dell’atavica potenza purificatrice del fuoco, si ritiene di buon augurio bruciare le cose vecchie per accogliere quelle nuove dell’anno entrante. Un’antica canzone, intonata da Concetta Barra, testimonia questa credenza. “Sant’Antuono, Sant’Antuono, tecchete ‘o viecchio e dacce ‘o nuovo!” ovvero “Sant’Antonio, Sant’Antonio, prendi il vecchio e dacci il nuovo!”.
Ancora oggi, in alcuni Paesi, si balla, si canta, si mangia e si brinda attorno al fuoco per scacciare il passato e la negatività e accogliere il futuro con gioiosa energia positiva.