Funivia Faito inchiesta aperta dalla Procura di Torre Annunziata dopo il guasto che ha bloccato una cabina nel vuoto con delle persone all’interno. Alcuni passeggeri denunciano come la cabina fosse troppo affollata e non seguisse né le regole di sicurezza né le normative anti-assembramento per il Covid.
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Funivia Faito inchiesta: il guasto
Si indaga sul guasto avvenuto due giorni fa durante l’ultima corsa della funivia del Monte Faito. La cabina si è fermata alle 17.30 a 250 metri da terra. Nella cabina 31 persone di cui 5 bambini. Per quasi due ore le persone a bordo sono rimaste bloccate nel vuoto in attesa dei soccorsi. L’Eav parla di una guasto elettrico non causato dalla struttura, bensì di un blackout che ha colpito tutta la zona. “Sono state effettuate tutte le operazioni di controllo sull’impianto che hanno confermato che il fermo è stato causato da un fattore esterno. Un blackout elettrico che ha provocato la rottura di un fusibile. Il guasto è stato gestito correttamente dal personale di servizio, con grande professionalità.” A parlare è il presidente dell’agenzia di trasporti Umberto De Gregorio.
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Funivia Faito inchiesta aperta dalla Procura
La Procura di Torre Annunziata vuole però analizzare nel dettaglio la faccenda. L’inchiesta non solo tenterà di dimostrare se il guasto elettrico sia davvero stato un problema esterno alla struttura, ma al centro dell’indagine anche il numero di persone presenti in cabina. Diverse testimonianze dei passeggeri hanno infatti sottolineato come lo spazio fosse troppo angusto per tutte le persone presenti. L’Eav però si difende ancora una volta tramite un comunicato stampa ufficiale. “Il numero esatto era di 26 adulti e 5 bambini. La capienza massima in cabina è di 35 persone. Ridotte oggi all’80% per le disposizioni anti-covid. Per cui il limite scende a 28 persone. Essendo l’ultima corsa in discesa sono stati fatti salire tutti i bambini. Anche in ossequio alle linee guida della conferenza delle regioni del 28 aprile. Che prevede che in discesa si possa arrivare a 35 se ci sono file.”