NAPOLI – Il 4 agosto 2009 Gaetano Montanino venne ucciso a seguito di una rapina, a Piazza del Carmine, mentre stava svolgendo la sua ordinaria attività di controllo come guardia giurata. I rapinatori volevano estorcergli l’arma d’ordinanza. Tuttavia al suo rifiuto decisero di rispondere col fuoco. A 10 anni dal quel tragico giorno, Napoli ricorda la vittima innocente con diversi incontri di riflessione. Informa Press, presente agli eventi, ne ha parlato con Lucia Di Mauro, vedova di Gaetano.
Ti consigliamo come approfondimento – Dario Scherillo: le iniziative della famiglia per tener viva la sua memoria
Gaetano Montanino: eventi di commemorazione
Come da locandina, gli incontri sono iniziati dalle 9:30. In via Marina nei pressi di piazza del Carmine, un mazzo di rose viene deposto davanti alla lapide commemorativa per Gaetano Montanino. “Un momento carico di significato per rompere il silenzio e fare memoria” dichiara Alessandra Clemente, Assessore ai Giovani e al Patrimonio.
Presenti tra i diversi incontri anche:
- Lo scrittore Paolo Miggiano;
- Francesco Mongiovì, agente della scorta del giudice Giovanni Falcone, e Angelica Monica Scifo, figlia di Patrizia Scifo, sparita a 19 anni perché denunciò il marito per appartenenza alla mafia;
- Una delegazione dell’associazione veronese “Trentuno novembre“, tra cui il presidente Tomas Piccinini, nonché vice sindaco del Comune di Mozzecane (VR), che dichiara “La miglior forma di rispetto è la presenza“.
- Don Tonino Palmese, vicario episcopale della diocesi di Napoli e presidente della Fondazione Polis;
- Il Coordinamento campano dei familiari delle vittime di criminalità  con diversi familiari al seguito.
“Non basta essere persone per bene” dice Lucia Di Mauro. “Solo impegnandosi sul territorio e diventando cittadini consapevoli in ogni momento della vita la morte di persone come Gaetano non sarà vanificata“.
Ti consigliamo come approfondimento: Annalisa Durante, libri donati in suo onore
4 agosto 2009: il ricordo di Lucia Di Mauro
“Mio marito era una guardia giurata che lavorava in questo territorio. Quel giorno doveva essere uguale a tutti gli altri“. Purtroppo, durante la ronda a piazza del Carmine, la volante è stata assalita da alcuni rapinatori. Il loro obiettivo erano le pistole. In seguito, fu scoperto che l’istituto di vigilanza per cui lavorava Gaetano era di proprietà di un mafioso. Quindi, probabilmente, non era solo una “rapina di pistole“, come le fu detto all’inizio. “I ragazzi che uccisero mio marito, per l’età che avevano, potevano essere miei figli ed è una cosa di cui non mi sono mai capacitata. – continua Lucia – Nonostante il mio lavoro di assistente sociale, non pensavo che i giovani potessero essere così violenti“.
Ti consigliamo come approfondimento – Reinserimento detenuti, da Scampia l’appello per una seconda chance
Gaetano Montanino, 10 anni di memoria e impegno
A dieci anni di distanza, è fisiologico un bilancio di ciò che è stato vissuto e realizzato. In questi momenti di riflessione, Lucia ammette di essere sempre legata al ricordo di Gaetano. Si dice contenta di poter fare testimonianza e, in questi anni, ha cercato di farlo in modo intelligente, portando speranza anche nelle carceri minorili. “Per me è difficile venire in questi territori. Quindi davvero ci tengo che questo mio sacrificio enorme possa essere un contributo che aiuti chi ci ascolta a diventare una persona migliore, magari, influenzandone positivamente le scelte future“.
“Forse, il segreto è quello di fare tante piccole cose ma con molta attenzione“.