Le donne gestiscono le aziende italiane meglio degli uomini (ma sono sempre meno tutelate). Ecco gli ultimi risultati delle analisi del rapporto tra donne e lavoro in Italia. Ma il gender gap resta un ostacolo importante sia nella parità che nell’accesso al lavoro. Questo lo conferma il Global Gender Gap Report 2022 del World Economic Forum. L’Italia è in 63° posizione sui 164 Paesi nel mondo, 25° su 35 paesi se consideriamo solo l’Europa. Situazione particolarmente critica nel settore delle scienze e delle tecnologie, dove la domanda è sempre in crescita ma la percentuale di donne laureate è solo del 15%. Ma vediamo insieme gli ultimi dati.
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Gender gap, lo studio della Bocconi: “Le aziende governate da donne funzionano meglio”
La prima ricerca che vediamo è stata coordinata da Alessandro Minichilli, direttore del Corporate Governance Lab della SDA Bocconi School of Management (in pratica l’osservatorio della Bocconi sul mondo delle aziende) e condotta in collaborazione con Lazard (banca d’affari americana molto attiva nella consulenza alle imprese) e Linklaters (società multinazionale di studi legali con sede a Londra).
Analizzando i gruppi di controllo di oltre 1000 gruppi industriali italiani familiari con fatturato superiore ai 100 milioni di €, la ricerca mostra che la presenza femminile è sempre più in crescita, aumentata di un terzo negli ultimi 15 anni. Il più grande alleato del gender gap è qui la quotazione in borsa. Infatti la percentuale delle donne coinvolte nelle decisioni passa dal 27,5% dei gruppi industriali italiani familiari al 20,7% se si tratta di imprese familiari quotate in borsa.
Ma la ricerca mostra dinamiche molto interessanti. Nelle aziende con una maggiore concentrazione di donne ai posti di comando:
- C’è una maggiore percentuale di donne nel ruolo di AD (amministratore delegato);
- C’è una crescita maggiore;
- C’è un minor indebitamento;
- Si tende a preferire AD esterni rispetto al gruppo familiare (il ché spesso porta a performance migliori);
- Le operazioni di acquisizione o fusione sono spesso di valore più alto e aperte ai partner esteri.
L’analisi evidenzia come nei prossimi vent’anni, se continuasse questo trend, la percentuale di donne nei sistemi di governance italiani sarebbe di oltre il 40% e questo porterebbe a un arricchimento di tutto il sistema sia a livello di governance che di scelte strategiche. Insomma, l’abbattimento del gender gap fa bene a tutti, eppure…
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Gender gap, ultimo rapporto ISTAT: “Le donne sono più istruite ma meno occupate”
I numeri sul tasso di occupazione sono impietosi: Lavora poco più della metà delle donne contro i tre quarti degli uomini, con un divario di oltre venti punti percentuali.
Questo nonostante le donne siano mediamente più istruite. Infatti le laureate e le diplomate superano costantemente come numeri la loro controparte maschile. Nello specifico:
- Il 65% delle donne ha almeno un diploma vs il 60.1% tra gli uomini;
- Il 23,1% delle donne è in possesso di una laurea vs il 16,8% tra gli uomini.
Al crescere dei livelli di istruzione il gender gap diminuisce e si inverte la crescita del tasso di occupazione tra i generi (perché chiaramente le donne partono da un dato di occupazione più basso) ma in ogni indicatore (titoli bassi, medi o alti) la componente maschile resta superiore.
Infine pesa ancora molto l’influenza dell’appartenenza familiare sull’abbandono scolastico e sul raggiungimento di un titolo terziario. Un fattore difficile da sradicare, alleato del gender gap ben più di qualsiasi altra visione maschile e tossica.
Gender gap 2023, l’ultimo rapporto LinkedIn: “Aumentano le donne nei posti di comando, ma a ritmo troppo lento. Eppure nelle AI italiane…”
I numeri mostrano un miglioramento, ma ancora troppo leggero. Il tasso di crescita della leadership femminile è meno dell’1% all’anno. Le donne poi sono sottorappresentate in tutti i settori esaminati rispetto alla loro quota corrispondente della forza lavoro. Per dirla in maniera diversa, nello stesso settore, le donne in posizione di leadership sono in percentuale circa la metà rispetto a quelle che occupano i posti più bassi. Per fare un esempio: nel settore sanitario inglese, le donne nei posti di comando sono circa il 40%; la percentuale sembra incoraggiante, ma va considerato che le donne costituiscono il 74% dei lavoratori di quel settore.
Resta quindi una sottorappresentazione che ovviamente colpisce anche l’Italia, che si allinea a questo trend. Su un settore però l’Italia costituisce una felice eccezione: l’intelligenza artificiale. In un campo che vede un dominio della componente maschile, il nostro è l’unico paese europeo tra quelli esaminati a superare la media della componente femminile nell’ambito tecnologico. Le donne costituiscono il 35% della forza lavoro nell’ambito tecnologico; ebbene, nel settore AI italiano la componente femminile è del 37%.
Gender gap, relazione annuale sul Bilancio di Genere 2022: “Italia molto lontana dalla media europea”
- Rispetto al 2021 il divario è in leggera diminuzione;
- Non sono stati ancora però recuperati i livelli prepandemia per quanto riguarda il tasso di occupazione femminile;
- I nostri dati sono molto lontani dalla media europea. Questo sia sul piano del tasso di occupazione (64% delle donne occupate in Europa contro il 49% in Italia) sia sul piano del divario di genere, cioè tra tasso di occupazione femminile e maschile (che è del 9% in Europa e del 17% in Italia).
Statistiche poco lusinghiere, che si riflettono anche sulla precarietà del lavoro stesso. L’ultimo bollettino Istat (gennaio 2023) ci dice infatti che una donna su due viene assunta part time, prova di una sterilizzazione delle concezioni sull’uomo e sulla donna in particolare sulla conciliazione vita-lavoro. Insomma, non si assume la donna a tempo pieno perché lei dovrà poi anche badare alla famiglia.
Gender gap, gli ultimi aggiornamenti dall’Istat: lo stipendio delle donne è molto inferiore rispetto a quello degli uomini
L’ultimo aggiornamento ha fatto molto scalpore e lo ha dato l’osservatorio Inps sui lavoratori dipendenti del settore privato. La relazione del 2023 mostra un dato sconfortante: lo stipendio delle donne è di circa 8000 euro all’anno inferiore rispetto a quello degli uomini. Pesa molto il part time, dicono dall’osservatorio, ma è un ulteriore segnale di una parità ancora molto lontana. Va detto però che le differenze non sono marcate solo tra uomini e donne, ma anche tra nord e sud. Ricordiamo che i numeri si riferiscono all’anno 2022.
Gender gap, quando a parlare per genere sono anche gli aumenti di stipendio
Di nuovo, una concezione tossica è il peggior nemico per il cambiamento del lavoro femminile in Italia.