Sangiuliano e l’affermazione su Dante: no, il Sommo non è il fondatore della Destra

0
1161
Gennaro sangiuliano dante

Per il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano Dante sarebbe il padre non solo della lingua italiana, ma addirittura del pensiero della Destra italiana. Una provocazione, spiegata in una lettera al Corriere della Sera, volta a scuotere gli animi. La realtà? Uno scossone è arrivato, ma di diversa natura. L’affermazione del Ministro ha posto filologi, opposizione e il mondo della Cultura nella condizione di dover smentire un pensiero davvero erroneo.

Ti consigliamo come approfondimento – Caso MSI, La Russa celebra l’anniversario, la Sinistra: “Si dimetta”

Gennaro Sangiuliano Dante fondatore della Destra: la provocazione del Ministro della Cultura

Durante la convention di Fratelli d’Italia, per la presentazione dei candidati per le prossime Regionali, il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha rilasciato una forte provocazione nell’intervista curata dal condirettore di Libero, Pietro Senaldi. “So di dire una cosa molto forte, ma penso che Dante Alighieri sia stato il fondatore del pensiero conservatore italiano: la destra ha cultura deve solo affermarla” apre così il discorso Sangiuliano. La nascita della destra italiana è da ravvedersi nel credo e nella produzione del Sommo – a detta del Ministro. “Quella visione dell’umano della persona la troviamo in Dante; ma anche la sua costruzione politica credo siano profondamente di destra. Ma io ritengo che non dobbiamo sostituire l’egemonia culturale della sinistra, quella gramsciana, a un’altra egemonia, quella della destra. Dobbiamo liberare la cultura che è tale solo se è libera, se è dialettica“.

In una lettera, pubblicata sul Corriere della Sera, il Ministro scomoda diverse personalità letterarie per dar credito alle proprie affermazioni. Giovanni Gentile e la sua idea secondo la quale con Dante si afferma idealmente l’Italia. Il partigiano antifascista Federico Chabod, che rammentava che con Dante si è costruito il percorso della Nazione italiana. Cita ancora Marcello Veneziani, Umberto Eco, la Rivoluzione Francese, fino ad aprire le opere stesse del Sommo, citando il De Monarchia. L’estrema difesa del Ministro? “Se la provocazione che ho fatto è servita a far riprendere a qualcuno in mano i libri di Dante Alighieri, posto che lo abbiano mai fatto, è già un buon risultato“.

Ti consigliamo come approfondimento – Aumento benzina, le motivazioni e le manovre in atto: “Serviva un miliardo”

Gennaro Sangiuliano Dante di Destra, per Berlusconi non era di Sinistra e Meloni ricorda Garibaldi

La destra italiana prende e riprende autori, letterati e artisti a proprio uso e costume. È toccato negli anni scorsi a Oriana Fallaci, scomodata da Matteo Salvini. È toccato al filosofo Nietzsche, negli anni del fascismo e del nazismo. È toccato a tanti e altri e innumerevoli casi, da D’Annunzio a Foscolo, da Pirandello a Carducci. Quest’anno sembra che tocchi al Sommo poeta, richiamato all’attenzione dal Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Silvio Berlusconi, intervistato sulle affermazioni del Ministro, ha espresso il pensiero comune e alquanto lampante: Destra e Sinistra sono orientamenti, pensieri, “fazioni” della politica sorti a cavallo del diciannovesimo secolo. Senza dubbio non riscontrabili nel 1300, mentre a Firenze si lottava tra Guelfi e Ghibellini, tra Bianchi e Neri. Tuttavia, il leader di Forza Italia rilancia con un’altra provocazione: “Certamente Dante non era di Sinistra“.

Giorgia Meloni, invece, richiama all’attenzione Garibaldi. “Non voglio utilizzare esempi più grandi di me però confesso che in questi giorni ho spesso in mente la frase attribuita a Garibaldi: qui si fa l’Italia o si muore“. L’affermazione della presidente del Consiglio si rivolgeva di certo alla critica situazione in cui la nostra serva Italia ormai verte da tempo. Ma perché non chiamare in causa Garibaldi?

Un’abitudine quella della Destra – talvolta della Sinistra, e della politica in generale – di incasellare un autore in una scatola ideologica che non gli pertiene e cui non appartiene. Un’abitudine volta a cercare disperatamente attenzione. A creare consenso, propaganda, ma che di base espone tutt’altro. Alla luce dei fatti si crea soltanto sensazionalismo, oscurando, poi, la verità dei fatti: gli autori e la loro arte, il più delle volte, non hanno nulla a che fare con un credo, un’idea, un’azione politica. travisare la loro opera è segno, non solo di mancanza di rispetto alla cultura che tanto osanniamo, ma anche di ignoranza.

Ti consigliamo come approfondimento – Nuovi bonus bollette ed Ecobonus, il 2023 riparte con gli incentivi: ecco come poterne usufruire

No, Dante Alighieri non è certamente il fondatore del pensiero di Destra

Mussolini, durante gli anni d’oro del fascismo, inneggiava a Dante e i seguaci del Duce vedevano nell’opera del Sommo addirittura la profezia nell’arrivo del DVX. “nel quale un cinquecento diece e cinque, / messo di Dio, anciderà la fuia / con quel gigante che con lei delinque” la terzina del trentatreesimo canto del Purgatorio. L’arrivo del vendicatore, del gigante, che spazza la curia papale, la corruzione d’Italia. La grandezza di Dante, tuttavia, è anche la sua maledizione, se dopo settecento anni dalla sua morte, il suo pensiero, la sua arte, vengono spostati da Destra a Sinistra. Utilizzati non per comprendere il valore reale, la potenza che quell’arte ha generato nei secoli. L’ispirazione, l’esegesi, lo studio, la passione di milioni di studiosi, di scrittori, pittori. La forza generatrice di un esule, di un combattente che nella libertà ha speso la sua intera vita.

Dante non era di Destra, non era nemmeno di Sinistra. Dante era un uomo, un letterato, un artigiano della parola. Non esisteva ancora l’Italia, mentre si dibatteva nella lotta tra Firenze e l’Impero. Nella lotta tra Firenze e il Papato. Dante viveva mentre il suolo italico era diviso in regni, comuni, signorie, municipi, in piccoli frammenti. Era un uomo che per quei frammenti ha peregrinato, fuggendo dalla morte, con l’intento di lasciare al Tempo le proprie memorie. La propria arte. Un’arte che è diventata fondamento per la lingua italiana, così come oggi la conosciamo. Un uomo che ha portato sì unità, ma non nel senso garibaldino o mussoliniano.

No, Dante voleva dare una lingua al popolo, ma nel frattempo, Dante, scriveva per il popolo. Imbastiva il suo Convivio per dare al vulgo, scrivendo nella lingua del vulgo, un’opera di cultura, perché il vulgo avesse cultura. Dante, nel De Monarchia, non era di certo un conservatore cattolico, filocristiano e simpatizzante del Papa. Nella Comedia, avrà anche creato un girone per i Sodomiti, ma ha imbastito un’opera credendo nelle donne, ponendo in loro l’architettura dell’universo. Da filologo, prima che giornalista, potrei elencare innumerevoli esempi per scardinare la provocazione di Sangiuliano. Di sicuro, Dante non sarebbe stato di Destra, forse nemmeno di Sinistra. Ciò che più ritengo certo, è che Dante non avrebbe appoggiato la destra, la politica come la conosciamo oggi. Non sarebbe fiero dell’Italia in cui viviamo oggi. E forse, anche oggi sarebbe stato esiliato, perché Dante combatteva il potere e oggi, chi combatte il potere con la parola e l’opinione, talvolta, viene portato in tribunale. Per cui, citare grandi o piccoli autori per creare sensazionalismo, non solo è radical chic, ma anche profondamente insensato.