La Biblioteca Nazionale di Napoli custodisce innumerevoli e preziose opere di ogni tempo. Di recente, è stata sede di un sorprendente ritrovamento: un’opera inedita di Giacomo Leopardi. Si tratta di testo finito, mai pubblicato, che seguì il poeta recanatese a Napoli, dimora del suo ultimo periodo di vita. La grandiosa scoperta è stata effettuata da Christian Genetelli, professore ordinario di Letteratura e Filologia italiane all’Università di Friburgo (Germania). È inoltre membro del comitato scientifico del Centro Nazionale di Studi Leopardiani di Recanati.
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Giacomo Leopardi: la recensione sconosciuta
L’autografo leopardiano è un foglio semplice, vergato sul recto e sul verso, un esemplare unico. A essere sconosciuto è anche l’opuscolo recensito dal poeta recanatese. Si tratta de “L’Ombra di Dante“, un’opera in terzine di Giuliano Annibali stampata a Loreto nel 1816.
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“Un’inedita e ignota recensione di Giacomo Leopardi”
Lo studio fa anche luce sull’altro autore protagonista della scoperta, ossia Giuliano Annibali. Si raccontano i suoi primi passi nella nativa Urbino fino agli anni riminesi della maturità e della vecchiaia. Il volume, inoltre, fornisce in appendice anche la riproduzione dell’inedito autografo leopardiano e de “L’Ombra di Dante”.
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Giacomo Leopardi e Napoli


Giacomo Leopardi trascorse gli ultimi anni della sua breve vita a Napoli. Vi arrivò nel 1833, insieme all’amico Antonio Ranieri, napoletano conosciuto a Firenze nel 1831. Sperava che il clima mite potesse giovargli alla salute. Il poeta di Recanati visse gli anni successivi insieme a Ranieri e alla sorella di lui tra Napoli e Torre del Greco, a Villa Ferrigni (oggi Villa della Ginestra). Lavorava moltissimo, scrivendo senza sosta. Proprio lì compose uno dei suoi ultimi famosissimi canti: “La Ginestra”.
Con la città partenopea Leopardi ebbe un rapporto molto particolare. Napoli fu una cura ai suoi dolori fisici ed esistenziali, grazie alle lunghe passeggiate, ai piatti squisiti e all’allegria della gente. Si racconta, però, che il poeta non conducesse uno stile di vita molto sano. Dormiva di giorno, scriveva di notte e mangiava in modo sregolato. Le sue condizioni di salute, infatti, peggiorarono e cambiò anche l’approccio di Giacomo nei confronti della città. Non sopportava più le piazze affollate, la rumorosità della gente. Divenne insofferente a ciò che era stata cura della sua sofferenza.
Giacomo Leopardi morì a Napoli il 14 giugno del 1837, all’età di 39 anni, per idropisia polmonare. La sua tomba è custodita al Parco Virgiliano a Piedigrotta, nel quartiere Mergellina, luogo poi dichiarato monumento nazionale.