27 gennaio, la Giornata della Memoria, una giornata per ricordare, per non dimenticare. Una giornata per fermarsi ad ascoltare le testimonianze di chi ha vissuto lo sterminio perpetuato dai nazisti. Per rimarcare il racconto storico affinché non si offuschi con lo scorrere del tempo. Il presidente Mattarella e la senatrice a vita Liliana Segre porgono l’invito all’accoglienza e ad abolire l’odio. Eppure in molti sono indagati per le offese perpetuate ai danni della senatrice. Perché l’odio e la disumanità prevaricano sulla memoria e sul rispetto dell’altro?
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Giornata della Memoria, non basta una data per riflettere
Ogni anno, il 27 gennaio, cerchiamo di ricordare, di riportare attraverso servizi giornalistici e mediatici, attraverso eventi e testimonianze, la memoria della più atroce manifestazione della disumanità del mondo. Lo sterminio perpetuato dai nazisti fino al 27 gennaio 1945; quando le truppe sovietiche del generale Viktor Kurockin entrarono ad Auschwitz, ritrovando oltre 7mila prigionieri. Donne, uomini, bambini, dei quali circa 50 avevano meno di 8 anni. Durante la durata dell’Olocausto, si stima una cifra che va dai 17 ai 15 milioni di vittime. L’Olocausto, però, non è soltanto la storio dello sterminio del popolo ebraico, è la storia dello sterminio dell’umanità. Un terzo delle vittime erano ebrei, la restante parte erano testimoni di Geova, omosessuali, prostitute, rom, afroamericani, disabili, polacchi, prigionieri di guerra.
La morte non sopraggiungeva soltanto con le canoniche camere a gas. Oltre, troppe persone morivano di fame, di stenti, di fatica dovuta anche ai lavori forzati. Molti erano fucilati. Altri, ancora, morivano a causa di esperimenti medici. Esseri umani usati a scopo di ricerca, cavie, soggetti di studio. Di loro, negli anni, la memoria ha cumulato le loro storie facendone testimonianza per i giorni seguenti. Per gli umani futuri. Un insegnamento affinché una tale aberrante mostruosità non si ripeta. Eppure, tale mostruosità continua, in termini e nomi differenti, in luoghi e modi diversi. In Cecenia, con i campi lager per omosessuali. In Palestina, dove in migliaia diventano cadaveri ogni giorno. In Afghanistan, in Iran, in Cile, in Ucraina, in Russia. Nella comodità del focolare Occidentale, l’uomo si concede il lusso della memoria. La realtà? Una patina di un giorno, perché ogni giorno l’odio non muore e non ci accorgiamo che vive tra le strade di tutti.
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Il discorso di Liliana Segre per la Giornata della Memoria
Lo scorso 18 gennaio, in Senato è stata discussa una proposta di modifica della legge 20 luglio 2000 n. 211. La materia del decreto è Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti. L’intento del Governo è di istituire un fondo per favorire l’organizzazione, da parte delle scuole secondarie di secondo grado, di viaggi della memoria. Il ddl è in attesa di approvazione da parte della Camera, ma Liliana Segre, a tal proposito, invita a una riflessione molto importante.
“Anche oggi la preside di una scuola, che decida di portare i ragazzi a fare questo viaggio, non ha il coraggio di dire che i ragazzi che vanno d’inverno a visitare quei lager, in cui negli anni più freddi del 1900, il ’43 e il ’44, oltre che scheletriti, erano vestiti con le divise a righe di cotone rigenerati. Ci si dovrebbe andare avendo saltato, non so, la colazione del mattino, avendo un pochino voglia di mangiare. E a volte questi ragazzi con i selfie, io prego e imploro: andate a Lucca, a Gallipoli, in montagna, ad Auschwitz non si fa la gita. Si va silenziosi, come quando il 2 novembre una famiglia affezionata ai suoi morti va al cimitero”.
Sulla sua testimonianza, sulla sua vita, sul ricordo di quei giorni di orrore, la senatrice racconta: “Non sono mai ritornata là dove sono stata prigioniera. Non me la sono sentita. Una volta fui invitata, nel 1995, c’erano molti personaggi, ma non me la sono sentita. Quando poi ho letto e sentito alla radio la descrizione delle pellicce della regina di Olanda e di Berlusconi, in quel momento ho pensato: come sono contenta di non aver accettato questo invito. È vero, erano passati 50 anni, ma che a nessuno fosse venuto in mente di non mettere pelliccia”.
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Offese e insulti online ai danni di Liliana Segre, indagate oltre 20 persone
L’invito della senatrice è di essere più rispettosi non soltanto ad Auschwitz, non soltanto nella Giornata della Memoria, ma ogni giorno. Davanti a ogni diversità, davanti a ogni unicità. Combattere la discriminazione e l’odio ogni giorno. Parole condivise anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha affermato “Un impegno oggi ci unisce e ci interpella. Mai più a un mondo dominato dalla violenza, dalla sopraffazione, dal razzismo, dal culto della personalità, dalle aggressioni, dalla guerra. Mai più a uno Stato che calpesta libertà e diritti. Mai più a una società che discrimina, divide, isola e perseguita. Mai più a una cultura o a una ideologia che inneggia alla superiorità razziale, all’intolleranza, al fanatismo”.
Eppure ancora fanatismo e odio perpetuano, soprattutto ai danni della senatrice. La sezione telematica del Nucleo investigativo ha chiuso un’indagine che coinvolge 17 uomini e 3 donne. Tra gli uomini anche Gabriele Rubini, alias Chef Rubio. I venti indagasi dovrebbero rispondere dell’accusa di diffamazione a mezzo telematico con l’aggravante delle motivazioni religiose, etniche o razziali. Auguri di morte, insulti antisemiti, diffamazione, manifestazioni di odio. Messaggi che ripetutamente vengono inviati alla senatrice, la quale ha affermato: “La vita mi ha insegnato a essere libera e senza paura nonostante io sia la più vecchia d’Europa obbligata alla scorta per tutti gli insulti e gli improperi e le minacce di morte che mi vengono fatte. È anche cattivo augurarmi la morte a 92 anni”.