17 maggio, ricorre oggi la giornata mondiale contro l’omotransfobia

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Giornata mondiale contro l’omotransfobia: Mentre in Italia si discute dei diritti della comunità LGBT+ e dell’introduzione del ddl Zan oggi 17 maggio, ricorre la giornata mondiale contro l’omotransfobia. Ma qual è la storia di questa ricorrenza e perché fu scelta proprio questa data?

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Giornata mondiale contro l’omotransfobia: storia di una ricorrenza

aggressione trans, giornata mondiale contro l'omotransfobiaIl 17 maggio di ogni anno ricorre la giornata mondiale contro l’omotransfobia. Dapprima solo giornata mondiale contro l’omofobia. Questa ricorrenza, ideata dallo scrittore e attivista Louise-Georges Tin è riconosciuta dall’Unione Europea e dalle Nazioni Unite.

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La data fu scelta perché proprio il 17 maggio del 1990 L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) abolì l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. Anche se la decisione fu del tutto operativa solo 4 anni dopo, con l’introduzione del nuovo Dsm (Diagnostic and statistical manual of mental disorders). Dal 2009 invece, avendo posto all’attezione gli atti di violenza contro le persone trasgender, la ricorrenza prende il nome di giornata mondiale contro l’omotrasfobia. Un importante passo quindi per i diritti delle persone della comunità LGBTQ.

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Giornata mondiale contro l’omotrasfobia e Ddl Zan 

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#diamociunamano
Campagna social promossa da artisti e personaggi della cultura italiana a sostegno del Ddl Zan
Ph: Roberto Improta

Mentre oggi ricorre la giornata mondiale contro l’omotrasfobia, in Italia si continua a discutere del ddl Zan. La legge, il cui relatore è il parlamentare del PD Alessandro Zan, andrebbe a modificare l’articolo 604 bis del codice penale. Attualmente la legge infatti punisce con la reclusione fino a 6 anni e con una multa fino a 6mila euro chi propaganda idee di discriminazione. Idee fondate quindi sull’odio razziale, etnico e sulla superiorità. La legge punisce inoltre con la reclusione fino a 4 anni chi istiga alla violenza o chi commette atti di violenza per motivi razziali, etnici o religiosi. Il ddl Zan andrebbe ad “allargare” il significato di discriminazione estendendolo anche a idee fondate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità.