Il 25 novembre ricorre la giornata internazionale per eliminare la violenza contro le donne. In questa data si ricordano le vittime di abusi fisici e psicologici, oltre che di femminicidio. I dati di OMS, ONU, ActionAid e Amnesty International parlano chiaro: i numeri sono allarmanti.
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Perché il 25 novembre?
La data fu scelta da un gruppo di attiviste durante l’Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi tenutosi nel 1981, a Bogotà. Si tratta di un tributo per ricordare l’assassinio delle tre sorelle Mirabal, las Mariposas, che lottarono contro la dittatura trujillista, nella Repubblica Domenicana, in nome della libertà e per questo furono uccise nel 1960. Un destino che accomuna molte donne di tutto il mondo e che ha spinto l’Assemblea generale dell’ONU, nel 1999, a riconoscere il 25 novembre come la giornata internazionale per eliminare la violenza contro le donne.
Questa ricorrenza è un invito a sollecitare le coscienze, affinché si giunga a una definitiva abolizione delle discriminazioni di genere, in qualunque forma esse si manifestino. Ogni giorno si registrano continui atti di violenza, discriminazione e abuso nei confronti delle donne. L’ONU ha denunciato più volte questa grave violazione di diritti umani, un ostacolo al progresso della nostra società. Seconde le stime dell’OMS, oltre il 35% delle donne subisce abusi, sessuali e fisici. Nel 30% dei casi, l’aggressore è il partner.
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“Uomini che odiano le donne”, l’altra faccia della pandemia
Durante l’emergenza sanitaria, la violenza contro le donne non è affatto diminuita: l’Onu denuncia circa 15 milioni di casi in tutto il mondo nel corso di questo anno. Il mondo è in cerca di un vaccino efficace per liberarsi dalla costrizione di un virus letale. Esiste, tuttavia, un aspetto spesso trascurato ma ugualmente pericoloso della pandemia rappresentato dall’incertezza e dalle difficoltà economiche, dalla convivenza forzata e dall’impossibilità di scappare. Il coronavirus, infatti, ha inciso pericolosamente su un equilibrio già di per sé precario.
In Italia, stando al Dossier Viminale, negli 87 giorni di quarantena si sono registrati 44 femminicidi. ActionAid ha dichiarato che il numero antiviolenza 1522 ha registrato 15.280 chiamate tra marzo e giugno: il doppio rispetto al 2019. Numeri che hanno messo alla prova le strutture deputate al supporto e all’accoglienza di donne in fuga dai loro aggressori.
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Violenza contro le donne: modalità e conseguenze
La violenza contro le donne si manifesta in modi diversi. Tra questi:
- Violenza domestica o affettiva;
- Maltrattamenti;
- Abusi fisici, sessuali e/o psicologici;
- Minacce;
- Stalking;
- Mobbing;
- Omicidio;
- Dipendenza economica;
- Mutilazioni genitali;
- Matrimoni imposti;
- Schiavitù;
- Prostituzione,
In particolare, l’abuso fisico e sessuale è stato denunciato dall’OMS come problema sanitario, che interessa almeno un terzo delle donne del pianeta. Le conseguenze sono allarmanti:
- Depressione e ansia;
- Senso di vergogna e colpa;
- Abuso di alcol o droghe;
- Disturbi ginecologici;
- Malattie sessualmente trasmissibili;
- Gravidanze indesiderate;
- Aborti;
- Lesioni fisiche;
- Suicidio;
- Morte.
Ad oggi, nonostante le denunce e le lotte, il modello imperante del sistema patriarcale continua a mortificare la posizione delle donne. Sembrano non bastare le battaglie femministe, i cortei, le manifestazioni o le giornate internazionali. La violenza è un problema culturale. Occorre agire. Occorre educare al rispetto. Occorre essere umani.