Infarto, tra le cause anche un batterio: si pensa già al vaccino

0
1607
infarto

Tra le cause di infarto ci sarebbe un noto batterio intestinale, l’Escherichia coli. L’incredibile scoperta, tutta italiana, proviene da un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e del Policlinico universitario Umberto I, con la collaborazione dell’IRCCS NeuroMed di Pozzilli, dell’Istituto di Cardiologia presso l’Università del Sacro Cuore di Roma e dell’Unità di Cardiologia Interventistica dell’Ospedale Santa Maria. Lo studio – pubblicato sulla rivista European Heart Journal – apre le porte a terapie rivoluzionarie contro l’infarto del miocardio, che ogni anno colpisce più di 100.000 italiani.

Ti consigliamo come approfondimento – SLA, scoperta sensazionale: si sconfigge con un’iniezione

Infarto e batteri: tutti i dettagli sullo studio

cure personalizzate infartoPer infarto si intende la necrosi del tessuto muscolare cardiaco, causata dall’ostruzione – provocata da un trombo – di una o più arterie coronarie. Di conseguenza, l’ossigenazione e la nutrizione necessarie al muscolo cardiaco per funzionare correttamente vengono a mancare. I ricercatori del Policlinico Umberto I, guidati dal professor Francesco Violi – docente presso il Dipartimento di Medicina Clinica, Medicina Interna, Anestesiologia e Scienze cardiovascolari dell’ateneo romano e direttore della I Clinica Medica del Policlinico – hanno scoperto una netta correlazione tra il batterio Escherichia coli e la formazione dei trombi.

Nello specifico la ricerca è stata condotta su un campione di 150 pazienti. Questi sono stati divisi in tre gruppi da 50 soggetti:

  • Pazienti con infarto in atto;
  • Pazienti cardiopatici non infartuati, in condizione di angina stabile;
  • Soggetti sani.

Mettendo a confronto i tre gruppi, sono stati individuati livelli di concentrazione della capsula batterica di Escherichia coli molto diversi. I batteri crescevano esponenzialmente nei pazienti più gravi. Nello specifico – come riportato dal professor Violi in un comunicato stampa del Policlinico Umberto I – nei pazienti con infarto la presenza batterica rilevata era: “significativamente superiore rispetto a quella degli altri due gruppi“.

Ti consigliamo come approfondimento – Terapia genica, Napoli prima in Italia: due bambini riacquistano la vista

La responsabilità dell’intestino

sorgesana infartoI ricercatori del Policlinico hanno trovato conferma del loro studio testando un campione di topi. Iniettando i microorganismi intestinali nel sangue di topo, hanno riscontrato infatti un incremento di trombosi, e dunque del rischio di infarto. Ma come mai un batterio intestinale sarebbe correlato alla presenza dei trombi? La risposta risiederebbe in un’elevata permeabilità intestinale, rilevata nei pazienti infartuati. Escherichia coli riesce in questo modo ad attraversare le pareti intestinali riversandosi nel circolo sanguigno. Nel sangue però risulterebbe estremamente dannoso: si lega a un recettore cellulare e causa la formazione dei trombi.

Ti consigliamo come approfondimento – Diabete: arriva in Italia il nuovo farmaco di ultima generazione

Nuove terapie in arrivo

elisir asl napoli infartoIl team di ricerca è riuscito a individuare nello specifico il recettore responsabile, insieme ai batteri, della formazione dei trombi. Si tratta del Toll-like receptor 4 e la sua azione dannosa può essere bloccata con un inibitore specifico. L’equipe, composta da cardiologi, cardiologi interventisti, anatomopatologi, patologi clinici e biologi, è dunque non solo riuscita a scovare una delle cause importanti di infarto, ma anche a trovare un valido rimedio. Un rimedio che potrebbe essere di fondamentale importanza sia per una terapia preventiva che per il trattamento in fase acuta. Si tratta di progressi sensazionali; infatti, secondo il professor Violi: “Oltre ad aver definito un nuovo meccanismo che favorisce l’infarto, aprono nuove prospettive terapeutiche per la sua cura: l’uso della molecola individuata nei casi acuti o lo sviluppo di un vaccino che prevenga il processo di trombosi delle coronarie“.