Instagram policy censura ai contenuti espliciti. Dal 20 dicembre 2020, Facebook e tutti i social a esso legati, hanno deciso di attuare una politica del proibizionismo. Migliaia di profili hanno lamentato un ban momentaneo, altri perdita di visibilità. A rischio influencer e sex worker, ma non solo. La distruzione dei tabù diventa essa stessa un tabù. Una tempesta contro i social di Zuckerberg. Gli utenti lanciano una campagna.
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Instagram policy censura, la nuova era dei tabù
Facebook e Instagram cambiano la politica dei termini di utilizzo. Accade il 20 dicembre 2020 e a distanza di pochi giorni i social network sono entrati in una vera e propria bufera. Le nuove policy risultano essere pericolose sotto diversi punti di vista. In primis, gli utenti saranno monitorati. Ogni iscritto verrà schedato in un file nel quale si inseriranno il tempo di connessione e le attività svolte, i profili con cui si interagisce di più e la frequenza. Contenuti preferiti, luoghi, e business. Verranno monitorati e salvati messaggi privati, registrazioni del microfono, webcam e localizzazioni. La motivazione? Salvaguardia globale e sociale, al fine di utilizzare i dati in caso di necessità.
Se non fosse abbastanza, Instagram e affini virano verso la censura. I profili che si occupano di espressione corporea, sesso, sessualità verranno bannati. Si indagheranno le didascalie, le foto stesse, l’uso di emoji a sfondo sessuale o che mimano un rapporto. L’obiettivo è abolire i contenuti espliciti.
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Shadowban e stigma sociale, il lato oscuro di Instagram
La censura sbarca sui social network: Facebook e Instagram svelano il loro lato oscuro. La nuova policy colpisce tutti quei che si occupano di divulgazione sessuale e di libera espressione corporea. Di femminismo, sessualità, transessualità, di gender fluid. Non soltanto: sex worker, psicologi, antropologi, sessuologi, attivisti che utilizzano Instagram per creare una rete lavorativa. I social sono divenuti una parte preponderante del processo di sensibilizzazione di molte tematiche delicate. Instagram invece torna indietro: distruggere i tabù è diventato un tabù.
I profili che disobbediscono andranno incontro a uno shadowban. Un profilo diventa invisibile agli altri utenti. Viene limitato il raggio di diffusione dei post e la presenza sulle bacheche. Il peggio è che l’utente colpito non può saperlo. Non saranno ammesse foto di nudo, natiche o seni scoperti, eccessiva esposizione di pelle. Anche se tali parti saranno coperte da altre parti del corpo. Saranno altresì vietati disegni espliciti e foto di corpi non conformi.
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Instagram policy censura per gli utenti e gli influencer si ribellano
Artisti, influencer, content creator, gli utenti non ci stanno. È in corso un vero e proprio boicottaggio. Madonna, per prima, ha lanciato l’hashtag #dictatorship, accompagnato da un’invettiva. Occorre tenere gli occhi aperti, i nostri dati verranno venduti, non possiamo accettare questi termini. Poi è stata la volta di attivisti e influencer. Molti hanno subito lo shadowbanner: Wovo, pagina di sex toys che si occupa di sensibilizzazione sessuale; la sociologa Silvia Semezin, l’antropologa Giulia Zollino e l’ostetrica Violetta Benini; l’attivista disabile Sofia Righetti e l’attivista asessuale Fox. Attivisti transgender e gender fluid, tutti coloro che cercano di abbattere le diversità, si sono ritrovati censurati.
Instagram aveva già manifestato censura verso i capezzoli femminili, ma non quelli maschili. Poi è stata la volta delle censure ai corpi di donne non bianche e non conformi agli standard di magrezza, durante la campagna Black Lives Matter. Da questa incoerenza emerge una estrema inclinazione alla normalizzazione di canoni di aperta ostilità alla diversità. Normale non è reale. Sesso non è anormale. Trans non è innaturale.
Così l’attivista Carlotta Vagnoli, insieme a tanti altri influencer, ha incentivato i propri follower a seguire e condividere i profili più colpiti. La divulgazione può fermare la censura.