Continuano le schermaglie tra Conte e Di Maio. O più precisamente tra due anime del movimento. Dopo aver partecipato a tutti i governi di questa legislatura e aver governato con tutti tranne che con la Meloni, il Movimento 5 Stelle ora continua a spaccarsi. La frattura, già evidente da tempo, si sta infiammando sulla questione ucraina. E a correre il rischio più grande è il governo.
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Invio armi Ucraina: crisi internazionale
Durante questo terzo governo, a cui il Movimento 5 stelle ha scelto di partecipare, è scoppiata una crisi internazionale alle porte dell’Europa. Il conflitto tra Russia e Ucraina ha dimostrato tutti i limiti di un pacifismo da slogan. Il primo a rendersene conto, nei pentastellati, è stato proprio Luigi Di Maio, ministro degli esteri.
Molti scettici sulla strategia del supporto hanno presto lasciato quella posizione. Anche nel Movimento 5 Stelle. La pace non si può, infatti, mantenere garantendo a un paese in guerra di essere conquistato e occupato militarmente da un aggressore. Questo è stato chiaro a moltissimi, anche tra i filo-russi.
Eppure, la retorica filo-putiniana, quella del pacifismo da slogan e quella del “voltiamoci dall’altro lato” non hanno prevalso. La linea del sostegno all’Ucraina ha avuto la meglio. E quindi, oltre al supporto materiale ed economico ai civili sfollati, il parlamento italiano ha aderito all’invio di armi all’Ucraina. Invio di armi aventi esclusivamente scopo difensivo.
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Invio armi Ucraina: la situazione in casa pentastellata
Che ci sia una crisi in atto dentro i cinque stelle è noto a tutti. Su queste colonne è stato scritto un articolo molto interessante e ben fatto sullo scontro tra il leader cinque stelle e l’ex professore universitario Conte.
La crisi è in atto da diverso tempo. Lo strappo si è verificato durante le elezioni per il Presidente della Repubblica. Giuseppe Conte aveva chiuso un accordo con Giorgia Meloni e Matteo Salvini per mandare Elena Belloni, funzionario dei servizi segreti, al colle. Di Maio e altri pentastellati, che erano stati scavalcati da Conte, decisero di disinnescare la scelta tattica di Conte.
Da quel momento in poi, i due sono diventati nemici in casa. E tutte le “battaglie” interne al movimento portate avanti da Conte sono state perse da Conte. Le quirinarie, l’elezione dei capigruppo (in cui i suoi due fedelissimi non sono stati eletti), la sua scelta del presidente della commissione esteri. Finanche la sua battaglia per il salario minimo, arenata in una commissione presieduta da un suo uomo.
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Invio armi Ucraina: la spaccatura del 21 giugno
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Ma l’atto finale è sicuramente la dichiarazione di oggi. Una parte dei gruppi parlamentari 5stelle ha firmato un appello per lo stop all’invio di armi in Ucraina. In vista delle comunicazioni di Draghi il 21 giugno, la richiesta di stop risulta essere una mina vagante.
La frattura tra contiani e non contiani mette a rischio la stabilità dell’esecutivo. E con essa, la credibilità del governo e l’azione internazionale del paese.