Il mondo del calcio, delle serie Tv e dei film in uscita su siti pirata viene oscurato dalla Guardia di Finanza. Giorni fa è scattata una maxi operazione, che si è conclusa con la chiusura di 114 siti internet. Essi offrivano illegalmente (e a un prezzo estremamente basso, in genere inferiore a 10€) su una piattaforma chiamata IPTV, la visione dei pacchetti completi dei più importanti servizi streaming per eventi sportivi e d’intrattenimento. Si sono verificati così arresti in tutta Europa.
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La storia di IPTV e i rischi di chi guarda il “pezzotto”
L’indagine ha portato alla individuazione e disattivazione della piattaforma internazionale denominata Xtream Codes. Si stima che solamente in Italia il giro di affari ammontasse a 3 milioni di euro annui. La più vasta operazione antipirateria mai condotta nel settore delle web tv illegali spaventa i furbetti della tv.
Quindi cosa si rischia nel guardare la tv “pirata”?
Le sanzioni sono durissime, sia per chi vende IPTV e codici di accesso illegali sia per chi usufruisce del servizio. La sanzione è di tipo penale, oltre al pagamento risarcitorio. La sanzione pecuniaria parte dai €2.582 fino ai €25.882. Previsto nei casi più gravi il carcere: da un minimo di sei mesi si può arrivare ai 3 anni di reclusione.
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Com’è possibile essere scoperti se un utente possiede e utilizza una IPTV?
Come successo in altre operazioni simili, gli inquirenti indagano sugli indirizzi Ip degli utenti italiani. Il sistema non è chiuso, quindi è in sostanza molto semplice capire la residenza di chi usa il decoder e le modalità di pagamento scelte.
Attualmente poco meno di un milione di persone potrebbe utilizzare quello che per molti è il “pezzotto”. Anche pochi giorni dopo la retata, sono stati individuati movimenti nei server e chiavi di accesso alternative sono state inviate via WhatsApp.