Lavoratore stataleTfs, arriva la beffa. Dovranno infatti attendere da due anni a cinque anni per poter ricevere la “liquidazione” finale. Se invece vorranno averla subito dovranno pagare l’1% di interesse ed lo 0.50% di spese amministrative. Ipotizzando un Tfs di 50.000 si aggiunge, a tutto ciò, l’inflazione in aumento, che riduce sempre più il valore di quel versamento.
“ll posto fisso è sacro” diceva un certo comico. Eppure, ormai, non sembrerebbe nemmeno più così in Italia. Dietro quel grande alone di ricerca di un posto statale iniziano a innalzarsi sempre più ostacoli. Questa volta riguarda il TFS, ovvero ciò che si percepisce quando si va in pensione. Di fatto per ottenerlo si dovranno attendere fino a due anni dal giorno del pensionamento. Inoltre, per i tanti in “quota 100”, viste le regole attuali, l’attesa potrebbe protrarsi fino a 5 anni. Un periodo d’attesa incredibile.
Oltre il danno anche la beffa. Ebbene sì, perché il Tfs è un diritto che si è maturato negli anni. Sono soldi di contributi messi da parte a furia di lavorare. Eppure non si riceveranno subito nonostante siano stati già versati. Ma soprattutto, se si desidererà averli immediatamente bisognerà pagarli ulteriormente. Si parla dell’ 1% di interesse più lo 0.5% di spese amministrative. Questo quanto richiesto dall’Inps a partire dal primo febbraio.
Lavoratore statale Tfs: il “fondo credito” obbligatorio
A ciò va aggiunta un’altra richiesta che bisognerà soddisfare per ottenere il Tfs. Infatti, oltre a dover pagare tasse aggiuntive, si dovrà rimanere iscritti al “Fondo Credito” dell’IPNS. Questa condizione esclude solo chi, al momento del termine del periodo lavorativo, ha deciso di uscirne. Una situazione questa che sembra ricordare molto quella sottoscritta tra banche e Abi. Che offriva la stessa possibilità offerta dall’INPS adesso. Incredibile quindi come, dopo tanti anni di lavoro, si debba attendere per qualcosa di proprio. E come si debba pagare qualcosa di già pagato.