Continuano le polemiche sul lavoro giovanile. Le condizioni economiche dei lavoratori sono sempre peggiori, e la situazione italiana sembrerebbe in peggioramento. In molti si lamentano dell’impossibilità di assumere giovani. Ma a far discutere in Italia in questi giorni sono le parole del giuslavorista Niccolò Musmeci. Che è successo? Vediamolo in dettaglio.
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Lavoro giovanile: la situazione italiana
L’Italia non gode certamente di un contesto lavorativo florido. Retribuzioni sempre più basse e disoccupazione in aumento. I non occupati in Italia continuano a salire, dopo una lievissima discesa ad aprile. Siamo oltre l’8,4% secondo le rilevazioni ISTAT.
A destare molta preoccupazione sono gli ultimi dati di maggio. Le rilevazioni europee, rilanciate in Italia dal Consiglio Nazionale dei Giovani, non danno scampo al bel paese. Anche le rilevazioni Oxfam forniscono dati allarmanti.
L’Italia non investe sui giovani. Investimenti pubblici sui giovani sotto la media europea. Investimenti privati praticamente assenti. Un giovane su tre non studia e non ha un lavoro. La fascia d’età 18-35 è la più penalizzata.
L’Italia è agli ultimi posti d’Europa per occupazione giovanile. La fascia 25-34 anni rappresenta un bacino incredibilmente ampio di disoccupati e inoccupati. I NEET, i giovani che non studiano né lavorano, tra i 18 e i 35 anni rappresentano oltre il 33% della popolazione giovanile italiana. Siamo oltre il 40% al Mezzogiorno.
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Lavoro giovanile: emigrazioni e responsabilità
Molti danno la colpa della mancata occupazione giovanile proprio ai giovani. Briatore, Borghese, Elisabetta Franchi e molti altri sono stati sulla bocca di tutti in questi mesi. La responsabilità è essenzialmente dei giovani che non avrebbero spirito di sacrificio e che non sarebbero disposti a lavorare perché viziati.
Di questo stesso avviso anche molti politici nel corso dell’ultimo decennio: choosy, bambini viziati, mammoni, giocatori di calcetto, sussidiati e altri epiteti sono arrivati da dozzine di parlamentari e ministri dal 2012 a oggi.
Anche il reddito di cittadinanza è sotto accusa. Anche Confindustria ha additato il provvedimento assistenziale. Prendere il sussidio starebbe dissuadendo dal lavoro molti, giovani e meno giovani.
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Lavoro giovanile: le dichiarazioni del giuslavorista Musmeci
Di diverso avviso, però, è il giuslavorista Niccolò Musmeci. Il toscano, vice-segretario nazionale della Federazione dei Giovani Socialisti, ad un evento pubblico nazionale lunedì scorso ha letteralmente perso le staffe.
Alla domanda sul perché i giovani non vogliano lavorare, il giurista ha risposto così. “Ma chi ca**o sano di mente vuole lavorare in questo paese?”. Lo stupore del moderatore è stato palpabile.
Il tecnico del diritto ha poi continuato: “Per quale motivo un ragazzo dovrebbe accettare di lavorare a nero o per due euro l’ora? O perché dovrebbero accettare uno stage part time venendo pagato una miseria per poi comunque fare un lavoro a tempo pieno? O chi sano di mente accetterebbe di fare uno stage retribuito che sarà pagato, forse, tra uno, due o tre anni? Sono condizioni disumane”.
Musmeci, inoltre, ha anche affermato: “Fanno bene i giovani. Fanno bene ad andarsene o a non volere essere schiavi. Forse questo aiuterà a cambiare le cose. Il riscatto del lavoro è anche questo: pretendere di avere una dignità retributiva e non accettare di essere schiavi. Parliamo da anni di salario minimo orario. In Germania c’è da decenni, noi stiamo qui a far melina. E i cinque stelle, il PD, prima SEL e oggi SI, che si dicono tanto dalla parte del popolo, in quasi dieci anni non hanno cavato un ragno dal buco”.
“Il dramma – conclude – è che in questo paese si deve lavorare non per vivere ma per sopravvivere, e spesso si accettano condizioni inaccettabili”. Insomma, un’analisi a tutto tondo quella del giovane socialista. Che lascia l’amaro in bocca e apre a tante riflessioni.