Lega divieto burqa Amnesty: la Lega propone di vietare il burqa nei luoghi pubblici, giustificando il divieto per motivi di sicurezza e dignità delle donne. Tuttavia, la proposta solleva polemiche per il suo potenziale carattere discriminatorio. Amnesty International avverte che potrebbe isolare le donne musulmane anziché promuovere integrazione e supporto.
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Lega divieto burqa Amnesty: attacco all’Islam

La Lega riporta alla ribalta una delle sue battaglie storiche: vietare l’uso del burqa nei luoghi pubblici. La proposta di legge, firmata dal deputato Igor Iezzi, mira a proibire abiti che coprono il volto, come burqa e niqab. Il partito giustifica questa iniziativa con motivi di sicurezza e dignità delle donne. Amnesty International avverte, però, che il confine tra difesa delle donne e dei valori culturali è sottile. La legge introduce un nuovo reato, la “costrizione all’occultamento del volto”, con pene severe. Questa norma punirebbe chi costringe altri a coprire il volto con violenza o minacce. Sebbene la proposta sembri motivata da sicurezza e integrazione, solleva polemiche per il suo potenziale carattere discriminatorio. Critici avvertono che il divieto potrebbe essere percepito come un attacco alla religione islamica, complicando ulteriormente la questione dei diritti delle donne e l’inclusione sociale.
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Lega divieto burqa Amnesty: il portavoce Noury


Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, ha analizzato il divieto del burqa, evidenziando che la proposta rientra in leggi “maschili”. La legge individua il maschio costrittore come problema, ma la realtà è più complessa. Non tutte le donne con burqa o niqab sono costrette a indossarli; molte scelgono liberamente di farlo. È cruciale dare voce a queste donne per capire le loro esperienze. Noury si interroga sull’efficacia di un divieto per la liberazione delle donne musulmane. Questa retorica, già sentita in passato, spesso porta a politiche inadeguate. Le donne in Afghanistan hanno conquistato diritti attraverso il loro attivismo, non per imposizioni. Un divieto potrebbe generare ulteriori pressioni dai maschi costrittori, costringendo le donne a rimanere a casa. Inoltre, non affronta il problema della violenza domestica. Noury avverte che i diritti delle donne possono essere strumentalizzati per stigmatizzare comunità religiose, complicando ulteriormente la situazione.