La legge anti rave, proposta in questi giorni dal governo Meloni sembra aver scatenato più di una polemica. Ira, rabbia, paura, finanche indignazione. L’intenzione del ministro Piantedosi sembrerebbe quella di tutelare l’ordine, l’incolumità e la salute pubblica. Le accuse liberticide dall’opposizione e del popolo. Le sanzioni sembrano arrivare da leggi antimafia, fino a 6 anni, intercettazioni. La difesa del ministro è di equiparare la sicurezza del Paese, in materia di rave, all’Europa. Tuttavia, in Europa le cose non stanno così.
Legge anti rave, perché sembra nascondersi dietro una limitazione dei diritti di manifestazione
La nuova norma inserita nel Decreto Legge 31 ottobre 2022, n. 162, sembrerebbe portare con sé troppe ombre. Troppe oscurità mascherate da finte intenzioni buoniste. Il nuovo articolo 434 bis del codice penale vuole vietare qualsiasi genere di “Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico, o l’incolumità pubblica, o la salute pubblica”. Un’indicazione quanto mai generica, blandita da una grammatica asciutta senza ulteriori specifiche. Promulgatore del provvedimento è il neoministro degli Interni, Matteo Piantedosi. Fermare i rave è una misura essenziale, ben certo più essenziale delle bollette, dell’inflazione, della possibile recessione e qualsiasi piaga che ormai sventra il nostro Paese.
Sì, perché i rave causano danni non soltanto all’ambiente, alle proprietà altrui, ma soprattutto ai partecipanti. Per tale ragione, il governo Meloni vuole varare questo aggiornamento della legge, andando a punire qualsiasi assembramento che conti più di 50 persone. Una assembramento che vada a occupare suoli, edifici, terreni, proprietà altrui, senza consenso, senza permessi. Tuttavia, non occorre certo un dottorato in Linguistica per comprendere i luoghi nascosti dietro tale articolo 434 bis. In tal misura si palesa la paura di gran parte del Paese. La paura di veder limitata la libertà di manifestazione, di opposizione, di manifestare il proprio pensiero e, magari, il mancato consenso. Per dirla in poche parole, l’articolo 17 della Costituzione Italiana.
I commenti dell’opposizione sulla legge anti rave: liberticida e da Stato di polizia
Il primo commento dell’alleato Salvini è stato un prosaico “È finita la pacchia”. A quale pacchia si riferisca, non si comprende bene. Tuttavia, è da notare che per i rave si prendano provvedimenti. Per gli assembramenti di manifestazione anche, ma per la Polizia che aggredisce degli studenti in manifestazione alla Sapienza nulla accade. L’opposizione, capeggiata da Letta e Conte, definisce questa legge liberticida. In particolare, sui social, il leader di PD ha dichiarato: “Il Governo ritiri il primo comma dell’art 434bis di riforma del Codice Penale. È un gravissimo errore. I rave non c’entrano nulla con una norma simile. È la libertà dei cittadini che così viene messa in discussione”.
Più dure le parole di Conte, il quale premette che occorrano norme di azione e contrasto contro l’illegalità, ma non in questa maniera. “Il modo con cui si è intervenuti è raccapricciante. Viene punito, sino a 6 anni, chi promuove, ma anche chi partecipa a un raduno che comporti invasione di edifici o terreni e coinvolga un numero superiore a 50 persone e dal quale può derivare un pericolo per l’incolumità pubblica o la salute pubblica.
L’intera struttura del reato appare basata su un pericolo (“può derivare un pericolo”) del tutto remoto con il risultato che la medesima offensività della condotta, già in ipotesi, risulta fortemente attenuata. Peraltro non ha precedenti nel nostro ordinamento un reato plurisoggettivo necessario che colpisca più di 50 persone riunite. Senza dire dell’arbitrarietà di questo numero (50 persone riunite non commettono reato, 51 persone sì). La punizione è del tutto abnorme. Il Governo dimostra la sua totale intolleranza per i nostri giovani che si riuniscono in campagna o in un edificio sino al punto di punirli con una pena superiore a quella prevista per i reati pur gravi di pubblici funzionari che alterano le gare pubbliche (art. 353 e 353 bis c.p.) o per il reato di frode nelle pubbliche forniture (art. 356 c.p.) che viene commesso, ad esempio, da chi fornisce cemento armato depotenziato, all’origine del crollo di ponti e scuole.
In conclusione, questa norma non ha nulla a che vedere con il diritto penale. Questa norma è un docile strumento che, per la sua genericità, consentirà un esercizio discrezionale alle autorità preposte alla sicurezza e all’ordine pubblico. Si applicherà anche ai raduni negli edifici, quindi nelle scuole, nelle fabbriche, nelle università.”
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La difesa del ministro degli Interni e la legge in Europa
Piantedosi ha dichiarato che: “l’obiettivo di queste norme approvate dal Consiglio dei ministri è allinearci alla legislazione degli altri Paesi europei anche ai fini di dissuadere l’organizzazione di tali eventi che mettono in pericolo soprattutto gli stessi partecipanti e finiscono per tenere in scacco intere zone, pregiudicando attività commerciali e viabilità. Ricordo che a Modena si ballava in un capannone pericolante e si rischiava una strage. Dobbiamo garantire, in primo luogo, che i giovani possano divertirsi senza esporsi a pericoli per la loro incolumità; poi tutelare gli imprenditori che subiscono la concorrenza di chi agisce in spregio a qualsiasi regola”. Il ministro ha l’appoggio della premier, che spinge verso l’adeguamento europeo. Tuttavia, c’è un enorme ma da considerare.
In Europa, le cose non funzionano come afferma il neoministro e la premier. In Germania, per esempio, dove i rave sono di casa. Nessuna punizione così stringente, né al limite dell’antimafia. Le leggi variano da luogo a luogo, ma i rave sono ormai legali. Nel Regno Unito, invece, detenzione non superiore a 3 mesi e a casa con una multa. In Francia, ancora, non si può superare il raduno – di rave- oltre le 250 persone. Tutto legale, c’è la Legge Mariani e nessuna pena, nemmeno per gli organizzatori. Insomma, sembrerebbero pretesi fallaci quelli di Piantadosi, che poi parla di Predappio come un’espressione del libero pensiero. Ma su questo ci affidiamo, ancora una volta, alle parole di Conte.
“P.S. Ieri, durante la conferenza stampa, il Presidente del Consiglio e il Ministro dell’interno hanno giustificato il raduno di Predappio dicendo che è questione diversa. Dovrebbero saperlo che quel raduno configura il reato di apologia del fascismo, punito con la reclusione ai sensi dall’art. 4 della legge n. 645/1952, quale modificato nel 1993. I prefetti e le forze di polizia hanno l’obbligo di intervenire per impedire condotte che configurano reati. Doppia morale?”