La LEGO investe ancora nel green. L’azienda produttrice dei famosi mattoncini colorati già dal 2012 è alla ricerca di soluzioni alternative alla plastica. La produzione danese ha aderito alla campagna Re100, ovvero aziende che si sono impegnate a diventare “rinnovabili al 100%”. L’obiettivo di quest’ultimo investimento è di produrre mattoncini eco-sostenibili entro il 2030. Quale sarà il materiale scelto?
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LEGO: obiettivo plastic free
Chi almeno una volta nella vita non ha giocato con i mattoncini Lego? Nonostante l’avvento del digitale, le “costruzioni” restano uno dei giochi per bambini più stimolanti e in uso. Da circa sessant’anni, la LEGO produce 60 miliardi di mattoncini ogni anno. Numeri che rendono l’azienda danese il marchio leader nell’industria dei giocattoli. Per la produzione è stato utilizzato, come unico materiale, plastica a base di petrolio denominata ABS (acrilonitrile-butadiene-stirene).
Nel 2012 avviene la prima svolta verso il biodegradabile, cercando di attuare procedimenti innovativi a basso impatto ambientale. Già dal 2018, accessori come foglie, cespugli e alberi sono realizzati in plastica a base vegetale proveniente dalla canna da zucchero. “Non possiamo dire che ispiriamo e sviluppiamo i costruttori di domani se stiamo rovinando il pianeta“. A parlare è Tim Guy Brooks, capo del dipartimento per la sostenibilità ambientale di LEGO. Così LEGO ha stanziato 150 milioni in ricerca e sviluppo allo scopo di sostituire l’ABS con le bioplastiche entro il 2030.
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LEGO: l’evoluzione bio
Intanto, già ecologicamente operativo è il fronte imballaggi. Attualmente la maggior parte del packaging è a base di cartone o di carta riciclabile, provenienti da fonti sostenibili certificate dal Forest Stewardship Council. Ma la multinazionale danese vuole fare ancora meglio. Entro il 2025, si è posta l’obiettivo di produrre imballaggi che siano totalmente riciclabili.
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Mattoncini in canapa: sarà questa la rivoluzione per la LEGO?
Dalla sede centrale non è ancora stato ufficializzato quale sarà il materiale prescelto. Per ora, sono state scartate per incompatibilità grano, mais e altri residui vegetali. Oltre alla canna da zucchero, potrebbe essere la canapa a rappresentare la rivoluzione nel settore? L’utilizzo di questa piantagione si sta ampiamente espandendo in tutto il mondo “bio”. Infatti, dalla coltivazione fino allo smaltimento, può ritenersi tra le coltivazioni più green sul pianeta. Ecco alcune particolarità:
- Cresce molto rapidamente ma occupa meno spazio rispetto alle colture tradizionali;
- I campi di canapa non richiedono molta acqua e catturano maggiore CO² rispetto ad altre coltivazioni utilizzate per le bioplastiche;
- È biodegradabile, non è tossica e non richiede l’utilizzo di pesticidi. Anzi, grazie a un processo di fitorisanamento, può rimuovere dal suolo tossine e contaminanti come metalli, solventi e idrocarburi poliaromatici;
- È resistente.