Lombardia medici corrotti: in parole povere, denaro e prestazioni sessuali in cambio di tessere sanitarie false. Gli agenti del Nas hanno arrestato nove persone coinvolte nel giro di truffe ai danni del sistema sanitario lombardo, che ha perso oltre 400mila euro.
Lombardia medici corrotti e danni nel sistema sanitario
Una vera e propria associazione a delinquere che ha coinvolto non uno, ma più ospedali lombardi. Sono il San Raffaele, poi Humanitas, Fatebenefratelli-Sacco, Ospedale di Cernusco, Ieo e Niguarda. Una falla nel sistema sanitario regionale entrata in contatto con un’organizzazione albanese, che gestiva l’enorme truffa. In questo giro venivano infatti assicurati certificati di cura fasulli da parte di medici e funzionari ospedalieri. Non mancava nulla: prescrizione, tessera sanitaria e il posto in corsia privilegiata in modo da non restare in coda. Un piano studiato alla perfezione adatto anche per chi non aveva il permesso di soggiorno.
Lombardia medici corrotti: i danni economici alla Regione
Le cure prescritte nei suddetti certificati falsi venivano finanziate dalla Regione Lombardia. Le tasche dei contribuenti hanno perso, infatti, 440mila euro all’incirca. Si parla infatti di cure costose, e non di poco conto. Per ottenere quei favori da parte di medici e infermieri corrotti, bastava recarsi presso un ufficio amministrativo. Questo è l’ufficio di Scelta, revoca e iscrizioni al servizio sanitario regionale dell’Azienda socio sanitaria territoriale Fatebenefratelli-Sacco. Il suddetto – hanno scoperto gli agenti della Nas – ha rilasciato oltre 80 tessere illecite. A fare da intermediario un cittadino italiano di origini albanesi. Era lui a mettere in contatto i clienti con la scrivania per far ottenere loro il cosiddetto pacchetto completo. Ma altre persone sono risultate collegate a queste trattative illecite. Al momento gli arresti sono nove.
Un nome che spicca tra quelli coinvolti è quello di Davide Luigi Vergani, funzionario dell’ASST Fatebenefratelli-Sacco. Ora si trova agli arresti domiciliari. Secondo il Nas, era lui a vendere le tessere e le cure in cambio di soldi, biglietti per partite di calcio e prestazioni sessuali. Sempre ai domiciliari due donne albanesi, Stela Papa e Vjollca Purashai. Per Domenico Paternò e Domenico Carriero, medici del Naviglio, è invece stato richiesto il carcere. Con loro gli albanesi Ndue Pulaj, Evisa Sulejmani, Aleksandr Gjoka e Gentian Iljazi.