Nella nostra rubrica “Note Personalità” ospitiamo oggi Lucio Pierri, classe ’79, attore, regista e autore napoletano. È noto per aver interpretato “Secondo”, il simpatico sacerdote della sitcom “Fuori Corso”. Ha recitato in “Un posto al sole” e “La squadra”, condotto numerose trasmissioni televisive e conquistato applausi e successi sui palchi dei maggiori teatri campani. Insomma, una carriera artistica sempre in crescita.
Ciao Lucio, e grazie per aver accettato di raccontarti ai lettori di Informa Press.
In occasione della presentazione della stagione teatrale 2018/2019 al Teatro Augusteo, hai annunciato “Scacco Matto”, il nuovo spettacolo scritto da te e Lello Marangio sul tema delle fobie. In che modo viene affrontato questo argomento?
“Un saluto a tutti i lettori di Informa Press. Lo spettacolo racconta innanzitutto di come le nostre ossessioni spesso ci portino a perdere il contatto con la realtà. Nello specifico, trattiamo tre fobie: l’ipocondria, l’ansia e la sesso-dipendenza. Paragoniamo la vita a una partita a scacchi, in cui l’obiettivo è catturare il re, cioè raggiungere un traguardo. Spesso però si resta imbrigliati nelle proprie manie e diventa difficile poter fare “scacco matto”. In questo contesto, la comicità diventa un modo per affrontare le fobie. In fondo la risata è il miglior modo per esorcizzare la paura.”
A proposito del binomio risata/paura, parlaci del tuo nuovo giallo-comico “Nel giallo dipinto di giallo”, il nuovo caso dell’Ispettor Occhipinti, dopo il successo di “Cena con l’assassino”, scritti entrambi da te e Lello Marangio.
“Sono spettacoli che mi divertono tantissimo perché sono basati su una comicità semplice e spontanea, in cui l’improvvisazione è fondamentale. Abbiamo scritto qualcosa che intrattiene bene le persone. Il pubblico si diverte e si sente pure protagonista, dal momento che viene coinvolto come spettatore/testimone all’interno delle indagini dello stravagante Ispettor Occhipinti.”
La risata può avere anche valore di protesta sociale. Questo, infatti, è stato l’anno di “TFR”, uno spettacolo firmato sempre Lucio Pierri e Lello Marangio. Com’è stato affrontare il delicato tema del lavoro?
Oltre 20 anni di carriera, tanti spettacoli e personaggi. Ci sono dei ruoli a cui sei particolarmente legato?
“I personaggi che mi porterò per sempre nel cuore sono tre. In ordine di tempo, Agamennone in “Ifigenia in Aulide” di Euripide. Il secondo personaggio è il protagonista de “Il matrimonio” di Witold Gombrowicz. Si tratta di un uomo che nel giorno del suo matrimonio scopre di essere stato tradito dalla sua futura moglie con il suo migliore amico, del quale lui è segretamente innamorato. In tutto questo, è completamente ubriaco!
Il terzo è un personaggio che ho affrontato con un rispetto reverenziale. Nel ventennale della scomparsa di Nino Taranto, mi fu affidato il ruolo che fu suo, cioè il Commendatore, in “Morte ‘e Carnevale” di Raffaele Viviani, con la regia di Lara Sansone. Con personaggi così devi avere il coraggio di fare una cosa totalmente diversa, perché altrimenti risulti la copia di un qualcosa di assolutamente inimitabile.”
Domanda al Lucio autore: cosa ti ispira a scrivere uno spettacolo?
“La verità? È il caso. Io mi innamoro di una location, di un titolo, di un tema e comincio a scrivere. TFR ad esempio è nato per caso, da un sogno che mi ha raccontato un amico. Ma, del resto, questo è un po’ il nostro modo di scrivere: partiamo sapendo dove vogliamo andare a finire, ma quello che succede in mezzo è sempre da scoprire.”
Cosa direbbe il Lucio di adesso al Lucio degli inizi?
“Hai avuto coraggio!”, questo direi. Perché contro tutto e tutti ce l’ho fatta. Riuscire a costruire una famiglia bella come la mia e a vivere di questo lavoro facendola stare bene, per me significa avercela fatta. Sta tutto nel riuscire a fare della propria passione il proprio lavoro.”
Lucio, alla luce di quanto hai vissuto e raccontato, cosa diresti agli aspiranti artisti?
“Truvateve n’ata fatica! No, scherzo. Guardati dentro e chiediti se lo puoi fare davvero. Non è solo una questione di studio: devi avere qualcosa dentro e ti deve scattare la scintilla di farlo seriamente. E poi devi avere fortuna. Per me l’incontro con mia moglie è stata la svolta. Perché mi ha dato la forza di provare a fare cose che non avrei mai fatto. Dovete provarci e poi, se non funziona, dovete avere anche l’intelligenza di cambiare strada. Questo vale per tutti: Siate determinati e intelligenti!”
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